Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvai·d: L'Italia dal 1919 al 1929 rosi, dei piu forti e aggressivi fra di noi. Bisogna che essa compia azione di resistenza e azione politica insieme, che riesca, in questi duri momenti, a infondere sangue, vita e omogeneità nelle forze nazionali per portarle alla vittoria. Questi uomini sarebbero stati inquadrati e comandati da ufficiali del– l'esercito regolare. I gruppi locali avrebbero dovuto essere sotto il controllo di un comando centrale, composto di esperti politici e militari. Parziali azioni destinate a fiaccare la tracotanza locale di alcuni centri piu accesi nella furia sovvertitrice, mentre varranno a demoralizzare e spezzare il nemico, saranno un'otti– ma scuola per la nostra milizia. In tal caso, però, avvertenza da usarsi sarà sempre quella d'avere una o piu basi d'operazione a distanza sufficiente dal punto da colpire, nei quali ammassare i mezzi, iniziare l'azione, e alle quali poter ritornare sicuri, senza dar sospetto, • a riordinarsi, se eventualmente un momentaneo insuccesso avvenisse. Questo se da noi si iniziassero azioni punitive locali. 3 Questo piano doveva essere attuato completamente entro il prossimo anno, ma per fare sf che potesse essere accettato occorreva ancora qualche grosso spavento rivoluzionario, e fu quello che avvenne. Nel mese di luglio gli operai metallurgici avevano chiesto un ulteriore aumento salariale, minacciando lo sciopero. I datori di lavoro erano adesso decisi ad affrontare le organizzazioni operaie sino alla loro resa incondizio– nata. Quello stesso Rotigliano, che nell'aprile del 1919 era il segretario del ge– nerale Caviglia,4 era adesso il rappresentante dei datori di lavoro. In diverse fabbriche si ebbero casi sporadici di atti di sabotaggio. Il 30 agosto uno dei gruppi imprenditoriali decise la serrata. Per impedire che gli altri gruppi imprenditoriali chiudessero le officine, i leaders degli operai deci– sero di attuare lo " sciopero bianco. " Il movimento dilagò anche nelle altre industrie. In tutta Italia mezzo milione di operai occuparono le fabbriche dove lavoravano, e sia il governo che i datori di lavoro non poterono opporre nes– suna resistenza. Arturo Labriola, che un tempo era stato sindacalista rivoluzionario ma che era poi rinsavito e adesso era ministro del Lavoro nel gabinetto Giolitti, nel 1924 espresse l'opinione che nel settembre del 1920 i leaders del partito socialista avrebbero potuto impadronirsi del potere politico senza incontrare una seria opposizione. 5 Sta di fatto che gli operai, chiudendosi nelle fabbri– che, si erano messi in trappola. Se fossero stati davvero dei rivoluzionari, non avrebbero occupato le officine ma gli uffici governativi, i servizi telefonici e telegrafici, le ferrovie; fino a che rimanevano nelle fabbriche, il governo po– teva permettersi di rimanersene fermo ad aspettare che si fossero stancati. I datori di lavoro lamentarono che gli operai violavano il diritto di pro- 3 " Ordine nuovo, " 2 ottobre 1921; citato da A. TASCA, Nascita e avvento del fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1950, pp. 153-54. 4 Vedi cap. X, p. 440. 5 A. LABRIOLA Le due politiche: fascismo e riformismo, Napoli, A. Morano, 1 924, p. 164. BiblotecaGinoBianco

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