Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'occupazione delle fabbriche contro questa manifestazione e malmenò i tranvieri con tale violenza che alcuni di essi finirono all'ospedale. La Camera del lavoro proclamò uno scio– pero generale di protesta. Si ebbero scontri tra socialisti e nazionalisti. Furono devastati i locali dove si pubblicava l'edizione romana dell'Avanti!; tre depu– tati socialisti furono feriti piuttosto gravemente. Dopo quattro giorni di scio– pero e di conflitti le acque si placarono. Certamente l'aggressione contro i la– voratori fu condotta dai nazionalisti, ma senza dubbio una gran parte della popolazione era esasperata nei confronti dei tranvieri, e, che vi partecipasse o no, approvava la reazione. 2 L'alto comando dell'esercito osservava attentamente questi sintomi di rea– zione. Nell'estate del 1920, il colonnello A.R., "esperto militare per la guerra civile," fu inviato dal ministero della Guerra per un giro di ispezione in tutta Italia. Il suo rapporto fu pubblicato un anno dopo dal giornale comunista Ord,:ne Nuovo, e la sua autenticità non venne mai smentita. Il colonnello A.R. non riteneva possibile per i rivoluzionari italiani concludere niente di serio. Gli spiriti irrequieti e rivoluzionari non posseggono carattere organizzativo. General– mente si tratta di gruppi incomposti, eterogenei e non affiatati, che agiscono impulsiva– mente per una ragi~ne emotiva momentanea. Le armi in loro possesso non possono essere molte, né distribuite con ordine. Gruppi organici per il loro funzionamento non ve ne sono. Le munizioni non possono essere che scarse e inadeguate per una lunga resistenza. I gruppi politici che concorrono ad alimentare questi esaltati hanno uomini coraggiosi e abili, ma mescolati con fatui parolai, gli uni e gli altri dotati di limitatissimo spirito d'osser– vazione circa la tattica, le armi, le forze dell'ordine, il collegamento, la coordinazione ne– cessaria, l'azione stessa. Per le condizioni e abitudini di vita, i mezzi a disposizione dei turbolenti sono limitatissimi; ogni tentativo di affiatamento e di preparazione resta locale, al massimo tenta di arrivare fino ai limiti della regione... La possibilità di una lunga ed oculata preparazione viene a mancare. Quindi spinti da emozioni momentanee, i rivoltosi si adunano generalmente in masse per eccitarsi a vicenda, per trovare i capi, gli indirizzi. I piu restano incerti, senza iniziativa. Si suggestionano del chiasso e del numero, si ingan– nano a vicenda sulle armi e sugli avvenimenti. Ai primi insuccessi seguono la disillusione e lo scompiglio. Secondo il colonnello A.R., un esercito basato sul servizio militare obbli– gatorio per tutti non era idoneo per una repressione su larga scala, perché la truppa proveniva dal popolo e ne condivideva la mentalità; "un saldo inqua– dramento di ufficiali e sottufficiali volontari, a ferma piuttosto lunga, ben pa– gati e selezionati con cura " avrebbe servito meglio allo scopo. Ma neppure questo esercito volontario sarebbe stato sufficiente. Ai 300 mila soldati obbligati al servizio, ai 250 mila mercenari dei quali presto di– sporremo, bisogna aggiungere una milizia d'idealisti, fatta dei piu esperti, dei piu valo- 2 A proposito di questo lento sviluppo di una me~falità " antibolscevica " tra i diversi ceti prima dell'autunno 1920, si vedano le osservazioni di G. FERRERO, Da Fiume a Roma, cit., pp. 91-93. Si vedano anche, nella collezione "Il fascismo e i partiti politici italiani, " L. FAB– B.RI, La controrivoluzione preventiva, pp. 21 sgg.; M. M1ss1ROLI, Il fascismo e la crisi ita- 1,ana, pp. 14 sgg.; G. ZIBORDI, Critica socialista del fascismo, pp. 16-42. Gli studi pubblicati in. questa collezione sono opera di uomini le cui opinioni politiche si differenziano largamente. Essi furono scritti tra la seconda metà del 1921 e la prima metà del 1922. Nell'.insieme, quin– di, costituiscono una fonte di prim'ordine per le origini del movimento fascista. ibloteca Gino Bianco

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