Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo diciassettesimo LJoccupazione delle fabbriche Nel giugno del 1920, Nitti si dimise, perché i deputati del partito popo– lare lo avevano abbandonato. Orlando aveva perso ogni prestigio nel corso della Conferenza della Pace. Non vi era nessun altro uomo politico disponibile per la presidenza all'infuori di Giolitti, il leader di quei deputati che nel 1915 si erano opposti all'entrata dell'Italia in guerra. Questo fatto contribui gran– demente a diffondere il senso che la guerra fosse stata un fallimento. Giolitti si trovò subito a dover affrontare non soltanto la solita ondata di scioperi e disordini, ma anche un ammutinamento dei soldati ad Ancona. Questi dovevano partire per l'Albania per reprimere una rivolta contro gli italiani. I soldati si rifiutavano di partire. Molti ufficiali dell'esercito regolare nel settembre del 1919 avevano disobbedito al governo civile, schierandosi dalla parte di D'Annunzio nella questione di Fiume; questa volta erano i sol– dati che disobbedivano ai loro ufficiali rifiutandosi di andare a combattere in Albania. I semi della sedizione militare seminati l'anno prima dai naziona– listi stavano dando i loro frutti. Gli anarchici e i repubblicani, forti ad Anco– na, cercarono di approfittare di questo movimento, ma i soldati non li segui– rono; si sottomisero ai loro ufficiali, e parteciparono persino alla repres– sione di un tentativo rivoluzionario in città in cui persero la vita venti– cinque persone (26-27 giugno). Segui poi il solito scoppio disordinato di ·scioperi generali. La direzione del partito socialista si riunf per decidere se era il caso di allargare il movimento e iniziare la tanto a lungo annunciata rivoluzione so– ciale. I membri della direzione, che erano tutti massimalisti o estremisti, si divisero tre per parte. Per raggiungere una maggioranza chiesero che parte– cipasse alla votazione il rappresentante dei deputati, che secondo lo statuto del partito partecipava alle riunioni senza diritto di voto. Tutti sapevano che egli avrebbe dato il suo voto contro l'allargamento del movimento, e cosi fece. In tal modo la "'grande ora" fu ancora una volta rinviata. Ma adesso gli estre– misti erano in posizione tale da poter sostenere che essa non era scoccata per- BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=