Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il " bolscevismo " italiano nel 1920 aver soffocato il "bolscevismo" in Italia, proprio negli ultimi mesi del 1919 e nei primi sei mesi del 1920, si abbandonò alle piu sfrenate manifestazioni rivoluzionarie. Quando D'Annunzio occupò Fiume, Mussolini glorificò tale impresa come "il gesto intrepido." che scioglieva 0 " il nodo gordiano dei plu– tocrati occidentali," 7 come "il primo gesto di rivolta" contro la coalizione plutocratica che si è formata a Versaglia. 8 La rivoluzione era in marcia, "co– minciata a Fiume, può conchiudersi a Roma." 9 Alla vigilia delle elezioni del 16 novembre, Mussolini cercò di riconciliarsi con gli_elettori dichiarando di opporsi a qualsiasi forma di dittatura: Noi diciamo che se domani i nostri piu feroci avversari fossero vittime in tempi nor– mali di un regime d'eccezione, noi insorgeremmo perché siamo per tutte le libertà, contro tutte le tirannie ... Gli italiani sono individualistici e non sopportano l'autorità di uno solo. (...) Nessuno vuole essere governato da un suo simile che si eriga a Messia, Czar, e Padreterno. (...) Vo– gliamo la libertà per tutti. Vogliamo che governi la libertà universale, non la volontà di un gruppo o di un uomo. 10 Dato che non era stato eletto, Mussolini si dette immediatamente a so– stenere l'abolizione del Parlamento. Quando Malatesta tornò in Italia, Mus– solini cosi salutava il vecchio rivoluzionario: Noi non sappiamo se il fatto di essere stati interventisti e di aver coraggio di van– tarsene, sia tale da provocare le scomuniche del vecchio agitatore anarchico. Forse egli è molto meno intransigente dei tesserati idioti e nefandi del pus. Noi siamo lontani dalle sue idee, perché non crediamo piu a nessuna verità rivelata, perché non crediamo piu alla possibilità dei paradisi terrestri ad opera di leggi o di mitragliatrici, perché non crediamo piu alle mutuazioni taumaturgiche, perché abbiamo un altro concetto - nettamente indi– vidualistico - della vita e della lotta, ma tutto ciò non impedisce a noi sempre pronti ad ammirare gli uomini che professano con disinteresse una fede e per quella sono pronti a morire, di mandare a Malatesta il nostro saluto cordiale. Lo facciamo colla· speranza che la sua vasta esperienza di vita vissuta giovi a smascherare i mercanti della rivoluzione, i venditori di fumo bolscevico, i preparatori di una nuova tirannia che, dopo un breve pe– riodò, lascerebbe il posto a una spaventevole reazione. 11 Il suo disprezzo per qualsiasi fede religiosa si accompagnava ancora ai suoi petardi ultrarivoluzionari. Nel Popolo d'Italia del 12 dicembre 1919, scriveva: Noi che detestiamo dal profondo tutti i cristianesimi, da quello di Gesu a quello di Marx ( /), guardiamo con simpatia straordinaria a questo " riprendere " della vita mo– derna, nelle forme pagane del culto della forza e dell'audacia. (...) Basta: teologi rossi e neri di tutte le chiese, colla promessa astuta e falsa di un paradiso che non verrà mail ( ...) Basta, ridicoli salvatori del genere umano che se ne infischia dei vostri "ritrovati" infal– libili per regalargli la felicità. Lasciate sgombro il cammino alle forze elementari degli individui, perché altra realtà umana, all'infuori dell'individuo, non esistei 7 "Popolo d'Italia," 13 settembre 1919. 8 " Popolo d'Italia,," 14 settembre 1919. 9 " Popolo d'Italia, " 2 S settembre 191 9. 10 " Popolo d'Italia, " i 1 e 14 novembre r 9 19. 11 " Popolo d'Italia, " 2 7 dicembre 191 9. BiblotecaGino Bianco

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