Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Hat·vard: L'Italia dal 1919 al 1929 non osò prendere nessuna iniziativa coraggiosa né in questo né in nessun altro campo. Quando D'Annunzio si impadronf di Fiume, Nitti ebbe uno scoppio di rabbia, e denunciò tale impresa davanti alla Camera come un tiro criminale che era stato progettato dal "militarismo." Aveva ragione; ma no~ avrebbe dovuto fermarsi qui. Dopo aver provato il metodo della persuasione per in– durre q~ei seguaci di D'Annunzio, mossi da un impulso di generosità, a ritor– nare all'obbedienza, avrebbe dovuto reprimere con fermezza quel reato di sedi– zione militare e punire coloro che continuavano nella disobbedienza. Sarebbe bastato bloccare Fiume, e costringere D'Annunzio ad arrendersi per fame. Prima di prendere tale misura, Nitti avrebbe dovuto porre fine all'eterna que– stione adriatica con l'annessione immediata all'Italia di Gorizia, Trieste, l'Istria e Fiume, annunciando al tempo stesso che era pronto a consegnare la Dalmazia alla Yugoslavia non appena questa avesse smesso di litigare con l'Italia per gli altri territori. È assai poco probabile che Lloyd George, che aveva tante altre difficoltà da affrontare, si sarebbe assunto in aggiunta il peso di un conflitto con l'Italia per una piccola città di nessuna importanza. Il pre– sidente Wilson era stato colpito da paralisi nel settembre del 1919, e non avrebbe certamente dichiarato guerra all'Italia per Fiume; tutt'al piu avrebbe chiuso questo sfortunato capitolo con una protesta platonica. Clemenceau ave- va lasciato il potere nel gennaio del 1920, e non era piu in grado di fare sfoggio della sua brutale arroganza né su questo né su alcun altro punto. Quanto alla Yugoslavia, essa si trovava nella prima e piu difficile fase della sua organizzazione interna, e poteva pensare a tutto meno che ad attaccare l'Italia. Un anno dopo il governo di Belgrado abbandonò Fiume, perché final– mente si trovò di fronte una volontà italiana chiara e risoluta, e non perché non avrebbe preferito una diversa soluzione. Nitti avrebbe dovuto sottoporre il suo piano al Parlamento, di modo che tutti i gruppi si sarebbero trovati di fronte alla responsabilità di scegliere tra un compromesso con la Yugoslavia, o una nuova guerra per la ·questione adriatica. Egli sapeva che i capi dell'esercito e della marina erano d'accordo con D'Annunzio e non avrebbero obbedito a nessun governo che rinunciasse alla Dalmazia. Dato che non si poteva contare sulla fedeltà dei capi militari, Nitti avrebbe dovuto sfidarli o ad obbedire, o ad affrontare apertamente le loro re– sponsabilità assumendo il potere. Ma ciò avrebbe significato precipitare il paese nell'abisso di una dittatura militare. D'altra parte, dopo il primo momento di irritazione provato alla notizia della marcia su Fiume, Nitti pensò che in fondo D'Annunzio installato a Fiume era un pegno utile nei tentativi di tro– vare un compromesso favorevole nella questione fiumana. Cosf, anche su questo terreno, egli scelse di giuocare una partita di attesa. Lasciò che i generi necessari alla popolazione della città transitassero liberamente dall'Italia a Fiume; contemporaneamente si sforzò di corrompere i capi militari ricono– scendo che l'esercito in tempo di pace doveva essere compos~o di quindici 500 BiblotecaGino Bianco

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