Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 Repubblica di Weimar. Nel 1919, in Italia, né Don Sturzo né il grosso degli elettori popolari avrebbero permesso un'alleanza con "liberali" e nazionalisti, e anche ammesso che ciò fosse stato possibile, questa alleanza non avrebbe for– nito una base sufficiente per un nuovo gabinetto. Alleandosi con radicali, de– mocratici e riformisti, i popolari avrebbero potuto contribuire alla formazione di un gruppo di 270 membri, cioè poco piu di metà della Camera, e resistere alla opposizione dei 156 socialisti e dei 2 3 " liberali " e nazionalisti. Ma una coalizione parlamentare del genere avrebbe dovuto essere compatta, e pronta ad affrontare i socialisti in modo risoluto. Invece quei democratici sopravvis– suti al disastro delle elezioni erano divisi tra seguaci di Nitti e seguaci di Gio– litti. Una parte di essi si rendeva conto della necessità di raggiungere con la • Yugoslavia un compromesso sulla questione adriatica, ma un'altra parte rima– neva ciecamente ancorata alle idee di Orlando e di Sonnino, e reclamava l'an– nessione della Dalmazia e di Fiume. Gli uni sospettavano gli altri, e nessuno di loro si fidava dei popolari. 8 In tali condizioni, nessuna coalizione di governo efficiente era possibile sino a che i 156 socialisti non fossero stati disposti a cooperare. Tra questi, 50 provenivano dalla Camera precedente, ed erano stati rieletti perché ave– vano sempre votato contro la guerra. Erano quasi tutti socialisti di destra, che si sarebbero uniti in appoggio a Nitti con democratici, radicali e riformisti. Ma oltre 100 dei deputati nuovi eletti erano massimalisti; la rivoluzione russa di cui tutti parlavano ma di cui nessuno sapeva niente, ebbe su di loro uno straordinario fascino. Ai loro occhi l'attività parlamentare aveva perduto qual– siasi prestigio; la presenza alla Camera di 156 deputati socialisti non avrebbe avuto comunque importanza alcuna, se essi non "facevano la rivoluzione." Che cosa intendessero per "fare la rivoluzione" non lo sapeva nessuno, ma erano tutti d'accordo che partecipare ad un governo "borghese" invece di "fare la rivoluzione" avrebbe significato tradire il proletariato; erano venuti alla Camera con il solo scopo di sabotare dall'interno questo istituto "bor– ghese" schiamazzando e provocando disordini. I due settori della Camera che essi occupavano all'estrema sinistra erano sempre una specie di gabbia di scimmie urlanti, violente e volgari. I socialisti di destra avevano partecipato alla lotta elettorale accanto a loro ed erano stati eletti con loro nella stessa ·lista, sulla base di una opposizione intransigente verso tutti i partiti "bor– ghesi, " e i loro colleghi oltre alla direzione nazionale del partito non lascia- vano loro nessuna libertà di movimento. Per trent'anni il partito socialista aveva propugnato e sostenuto la "conquista del potere politico " attraverso una tattica elettorale e parlamentare; e adesso, proprio nel momento in cui erano diventati abbastanza forti da controllare qualsiasi governo, il partito si chiudeva nella torre d'avorio dell'intransigenza rivoluzionaria, rinunciando ad ogni forma d'influenza sul governo. 8 Vedi cap. VIII, pp. 4 r 2 sgg. BiblotecaGino Bìanco

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