Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La paralisi padamentare astenersi da tentat1v1 rivoluzionari prematuri, e di conquistare prrma non solo il proletariato industriale e agricolo, ma anche i piccoli proprietari, ed aspettare "il momento favorevole dal punto di vista della situazione interna– zionale. " Serrati aveva pubblicato la lettera di Lenin il 6 dicembre perché non gli era pervenuta prima, e ogni giornalista avrebbe pubblicato una lettera di Lenin qualsiasi ne fosse stato il contenuto; ma i nazionalisti sostennero che questa lettera era un falso, che Lenin non poteva aver dato un simile con– siglio, e che Serrati cercava di mettere un freno alle esaltazioni rivoluziona– rie dei suoi seguaci. "L'Avanti! si serve di questa letterina del compagno Lenin perché in essa il bollente comunista ammonisce (...) che non è venuto ancora il momento della rivoluzione internazionale! Proprio il contrario di quello che, in nome di Lenin, ha scritto l'Avanti!, hanno detto i propagandisti elet– torali, e di cui non vorrebbero con sconcia ipocrisia riconoscere i naturali effetti nella rivolta teppistica dei giorni scorsi." 7 Anche se la lettera fosse stata falsa e creata allo scopo di calmare le masse, i nazionalisti avrebbero do. vuto gioire di questa inaspettata prova di saggezza; invece se ne dispiacquero. Avendo perduto tutte le speranze di conrrollare la nuova Camera per vie legali, non avevano altra strada per conseguire i loro fini che un colpo di stato militare, e questo non poteva venire attuato se il paese non raggiungeva un tale stato di disordine da non lasciare al Re altra scelta: o una rivoluzione comunista, o una dittatura militare; se adesso Lenin consigliava la prudenza tutte le loro speranze sarebbero andate in fumo. Per resistere contemporaneamente contro gli estremisti socialisti e quegli reazionari, Nitti avrebbe avuto bisogno alla Camera di una solida maggioran– za; ma la nuova Camera era divisa in tre gruppi: 100 popolari, 156 socialisti, e 252 deputati che non erano né socialisti né popolari. Di quest'ultimo gruppo facevano parte 33 rappresentanti dei combattenti e 17 indipendenti. Questi non avevano una base comune: vi erano riformisti e nazionalisti, democratici e conservatori, e alcuni non eran niente di niente; ciascuno andava per la sua strada senza avere nessun peso. I nove repubblicani avrebbero votato volen– tieri a favore del governo, se questo fosse stato il governo di una repubblica, ed erano c~munque sperduti in mezzo agli altri 508 deputati. I 23 "liberali" e i nazionalisti formavano un gruppo compatto, ma non erano popolari e non avevano gran peso. Una volta eliminate queste piccole fazioni, eteroge– nee ed incapaci di fondersi, dal numero dei gruppi influenti, rimanevano sol– tanto 100 popolari, 156 socialisti, e 170 tra democratici, radicali e riformisti. I popolari occupavano una posizione analoga a quella del centro catto– lico in Germania. Questo centro prima della guerra era stato alleato con i conservatori, dai quali si era distaccato durante la guerra, e formava adesso insieme ai democratici e ai socialdemocratici (che erano analoghi ai sociali– sti di destra italiani) la coalizione parlamentare che era alla base della nuova 7 " Idea Nazionale, " 7 dicembre 19 r 9. 495 ibloteca Gino Bianco

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