Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La paralisi parlamentare inconveniente fisico, aggiunto ai tempi difficili, per rendere il suo compito ingrato. Ma per di piu egli era figlio unico di un re insignificante (...) e di una regina molto intelligente la cui popolarità nel mondo giornalistico e la cui vanità letteraria non potevano piacere al figlio, avendo egli un'indole fatta per tutto tranne che per la letteratura e per la retorica. In questo ambiente, o meglio in questa solitudine, la sua freddezza si era fatta ancora piu fredda; aveva avuto un'educazione rigidissima e il precettore, che aveva il compito parti– colare di formare la sua mente, non dimenticò un sol giorno di ripetergli il concetto che un monarca costituzionale non ha da fare altro che obbedire al desiderio del popolo e del Parlamento, ovverosia che non deve far nulla. Suo padre, dopo un debole tentativo rea– zionario nel quale era stato trascinato quasi senza accorgersene, era morto per mano di un anarchico: questa per il giovane Vittorio Emanuele fu una lezione piu efficace di tutte le ore passate con l'insegnante di diritto costituzionale. La corona non gli piaceva. Egli la subi. (...) I suoi ozi erano riempiti dal piu innocuo dei passatempi, cioè la numismatica o collezione sistematica di monete antiche. (...) Benché fosse sostanzialmente scettico, la sua condotta, nella vita di tutti i giorni, era impeccabile. Buon marito, padre affettuoso e attento, burocrate coscienzioso, egli rappresentava l'ideale - specialmente per l'ordine, la frugalità e la modestia - del borghese italiano della sua generazione, anche se il trono era troppo alto per le sue gambe. (...) Al re non importava né la gloria né la potenza; nulla era piu lontano dalla sua mente del sanguinario clamore dei poemi e dei discorsi di D'Annunzio. (...) Alla fine della guerra, con i capelli e i baffi completamente grigi benché non avesse ancora cinquant'anni, poteva pensare di riprenpere la solita vita (...) dedicando le giornate alla firma degli affari costituzionali e ai sapienti svaghi della numismatica. Ciò che veramente gli piaceva e che lo assorbiva completamente non era lo sparare ad anti– lopi predestinate, né il pavoneggiarsi, su trampoli ideali, davanti a eserciti risonanti o folle plaudenti, vanità delle vanità che egli con lo spirito dell'Ecclesiaste in cuor suo di– sprezzava. Il compito che veramente lo interessava era quello del padre di famiglia, il cui patrimonio ereditario era andato aumentando attraverso guerre pericolose e fortunate quanto inaspettate e temute. 1 A partire dal giugno 1919, il Re era stato bersagliato dagli attacchi dei fascisti e dalle piu o meno velate minacce dei nazionalisti, perché con la sua stolida inerzia si era opposto a tutti i progetti di colpo di stato militare. I capi militari parlavano apertamente della necessità di sostituirlo con il. Duca d'Ao– sta. Il New York Times del 7 dicembre 1919 pubblicava "una fotografia di Sua Altezza Reale la Duchessa d'Aosta, che dovrebbe diventare Regina d'Ita– lia in caso di abdicazione di Re Vittorio Emanuele III e della Regina." Se il Re fosse stato uomo capace di un colpo di stato avrebbe risposto alla sfida dei deputati massimalisti facendoli arrestare tutti la notte prima dell'apertura della Camera, e procedendo senza di loro all'inaugurazione della nuova Ca– mera. I massimalisti, a loro volta, avrebbero dovuto o fare appello al loro cc proletariato rivoluzionario" per iniziare la loro rivoluzione nel giorno della seduta reale recandovisi e rimanen~o in aula e proclamando la..loro "repub– blica dei soviet," oppure non partecipare alla cerimonia risparmiandosi un atto volgare di scortesia. Né il Re né Nitti erano uomini capaci di un colpo di stato, e quanto ai massimalisti erano persuasi che non spettasse a loro pro– vocare la cc grande ora" ma al "proletariato riyoluzionario "; loro unico .com– pito era di far baccano in attesa della "grande ora." E neppure pensarono di rifiutarsi nei giorni seguenti di prestar giuramento; presentarono alla Camera 1 G. A. BoRGESE, Golia. Marcia del fascismo, trad. ital. cit., pp . .261-.264. 49 1 ibloteca Gino Bianco

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