Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo quindicesimo La paralisi parlamentare Al momento in cui una nuova Camera entrava in funzione, la tradizione voleva che la cerimonia di inaugurazione, con l'intervento dei deputati e dei senatori, fosse presenziata dal Re. I deputati costituzionali prestavano giura– mento di fedeltà al Re e allo Statuto, e dopo aver ricevuto questo giuramento, il Re leggeva un. breve messaggio in cui non diceva niente e col quale si chiu– deva lo spettacolo. I deputati socialisti e repubblicani non avevano mai preso parte a questa cerimonia; prestavano giuramento nei giorni seguenti, col sot– tinteso che non vi annettevano nessuna importanza, perché la consideravano una pratica imposta da una legge illegittima. Nel 1919, i deputati massimalisti trovarono che questo procedimento non era abbastanza rivoluzionario, e quin– di decisero di intervenire in massa alla seduta e abbandonare in massa l'aula all'ingresso del Re. Da quando il Re era salito al trono, nel 1900, non aveva mai dato segno di essere un reazionario. Gli anni ancora da venire dovevano mostrare che non era né un reazionario né un democratico; era semplicemente un uomo senza nessuna forza di volontà, che desiderava una cosa sola: qualsiasi cosa accadesse, lasciare ogni responsabilità al Parlamento e al presidente del Con– siglio designato da qualsiasi maggioranza. Sceglieva per presidente del Con– siglio l'uomo che era sostenuto per quella carica dalla maggioranza degli uomini politici di maggior rilievo, con i quali, secondo le regole del pro– tocollo, si era consultato. Se il nuovo presidente riceveva dalla Camera un voto di fiducia, da quel momento in avanti, il Re firmava sottomesso tutte le carte che il presidente gli sottometteva, sino a quando la maggioranza della Camera costringeva il presidente alle dimissioni. Allora il Re sceglieva un nuovo presidente secondo la stessa procedura, e ricominciava la firma delle carte. Vale la pena di leggere il ritratto che di lui ha dato Borgese: Fin dalla prima adolescenza, il suo sviluppo psicologico era stato influenzato dalla sua statura piu piccola del normale; essa gli infondeva un senso di amarezza e di disagio che, provocando. in lui un complesso di inferiorità fisica, sempre presente alla sua coscienza e agli occhi degli altri, gli aveva dato, benché egli non fosse affatto cattivo o stupido, una diffidenza e una timidezza che non poteva mai dimenticare. (...) Sarebbe bastato questo BiblotecaGino Bianco

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