Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 persino i nazionalisti sperarono di spaventare il Re unendosi ai repubblicani e ai fascisti nel chiedere l'assemblea costituente.1 Ma era facile rispondere che la Camera dei deputati poteva sempre riformare lo Statuto, nei suoi punti non essenziali d'accordo col Senato e col Re, e ogni volta che le riforme fossero sostenute nel paese da un movimento di opinione abbastanza vasto, tale accordo non sarebbe mai mancato. Se invece i repubblicani intendevano abo– lire le istituzioni monarchiche e proclamare la repubblica, non potevano aspet– tarsi che il Re e i suoi seguaci si arrendesser9 senza combattere; prima avrebbe dovuto trionfare una rivoluzione repubblicana, e poi sarebbe sorta la neces– sità di una assemblea costituente. Senza dubbio massimalisti e spartachisti era- no favorevoli alla repubblica, ma non avrebbero mai cooperato, neppure per • amore della rivoluzione, con i repubblicani, che avevano commesso la colpa incancellabile di sostenere la guerra. Inoltre, essi volevano qualcosa di piu che una semplice rivoluzione politica per la repubblica; volevano una rivolu– zione sociale e la dittatura del proletariato; questa dittatura comprendeva la repubblica, come il tutto comprende le sue parti; m~ non erano preparati a preoccuparsi delle parti, quando il tutto era per loro a portata di mano. Solo gli anarchici erano pronti a partecipare ad una rivoluzione repubblicana; loro intenzione era di unirsi a qualsiasi movimento rivoluzionario di ogni tipo, propagarlo, eliminare al momento buono i loro alleati, e infine arrivare al totale rovesciamento di tutte le forme di governo di qualsiasi specie. Ma dato che non accettavano nessuna costituzione, non avevano interesse in nessuna riforma costituzionale, e in ogni modo la loro influenza era sensibile solo in alcune zone limitate dell'Italia centrale. Cosi, i repubblicani e i fascisti non poterono mai instaurare la repubblica; proprio il fatto che essi non abbiano mai osato sostenere apertamente la repubblica, ma abbiano preso la strada traversa dell'assemblea costituente, dimostra che il loro grido di battaglia non sollevava larghi consensi. Un abbozzo di schema di riforma costituzionale fu tracciato dalla Confe– derazione generale del lavoro. Il consiglio nazionale del lavoro, che sino allo– ra era stato formato da membri di nomina governativa, e aveva solo poteri consultori, avrebbe dovuto venire eletto dai datori di lavoro e dai lavoratori e dotato di poteri legislativi. 2 Questo avrebbe potuto essere un primo passo verso Ùna piu intelligente divisione del lavoro tra diversi organi legislativi, in sosti– tuzione di un solo parlamento nel governo centrale; ma i massimalisti, che controllavano il partito socialista, non si occuparono mai di queste sciocchezze, e gli stessi leaders della Confederazione, oberati com'erano da una continua marea di grossi scioperi, non ebbero il tempo di insistere per le riforme costi– tuzionali. Tutto il parlare che si fece in favore di riforme costituzionali si ridusse 1 Vedi cap. XII, pp. 462, 464-65. 2 R. BACHI, L'Italia economica nel 1919, cit., pp. 397-398. BiblotecaGino Bianco

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