Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Capitolo. quattordicesimo "La terra ai contadini,, e D'Annunzio a Fiume Si parlò molto della necessità di una nuova costituzione politica al posto dello Statuto, che risaliva al 1848; ma nessun progetto raccolse mai l'appog– gio concorde di un movimento d'opinione di importanza nazionale. I massimalisti e gli spartachisti si erano incaricati di introdurre in Italia l'istituto russo del soviet. L'esecutivo nazionale del partito socialista affidò al compagno Bombacci, un maestro elementare che piu tardi doveva passare al fascismo, il compito di tracciare un piano, che servisse come base di discus– sione per il partito e al quale lo stesso esecutivo nazionale avrebbe poi dato forma definitiva. Il compagno Bombacci presentò il suo piano nel gennaio del 1920. In ogni città, paese e villaggio si sarebbero dovuti creare immedia– tamente soviet locali, o "Consigli dei lavoratori: operai contadini." Una " istituzione nazionale " formata dai consigli centrali degli operai e dei con– tadini doveva guidare i soviet locali nella loro lotta "contro il regime bor– ghese e la sua falsa illusione democratica: il parlamentarismo. ' 1 I soviet cen– trali, cosi come i soviet locali, dovevano agire sotto la " stretta vigilanza " della "avanguardia proletaria" cioè di commissari nominati dal partito socialista, i quali dovevano aver cura che "uomini effettivamente legati con la classe lavoratrice" diventassero membri dei consigli, e impedissero che "la bor– ghesia potesse insidiare la libera espressione della volontà delle classi lavora– trici. " I soviet locali e centrali dovevano prepararsi ad assumere la direzione suprema "per la regolarizzazione di tutto il complesso dei rapporti econo– mici, sociali e pòlitici interni ed esterni," e per instaurare la dittatura del pro– letariato e compiere la rivoluzione sociale. Questo capolavoro di idiozia fu pubblicato nell'Avanti! del 23 gennaio 1920, e fu il principio e la fine dei so– viet italiani locali e centrali. Il piano non fu discusso da nessuno, né l'esecu– tivo nazionale trovò il tempo di dargli forma definitiva, e il regime borghese tirò avanti meglio che poteva. Coscienziosamente, i repubblicani continuarono a ripetere il loro vecc~io grido di battaglia dell'assemblea costituente, e con lo stesso grido di battaglia i fascisti fecero il maggior chiasso possibile, e vi furono dei momenti in cui 479 Bibloteca Gino Bianco

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