Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 Noi parliamo a nome dei combattenti. E diciamo che siamo decisi alle estreme vio– lenze, ma non tollereremo mai e poi mai che tanta infamia sia consumata contro i com– battenti da un tristanzuolo di origini equivoche e di fama screditata che, per difendere se stesso, scatena la guerra civile. Francesco Saverio Nitti dev'essere espulso dal corpo della nazione come un cancro maligno che minaccia l'estrema putrefazione. Il deputato nazionalista di Roma, Federzoni, presentò una interrogazione contro la polizia, che con "inaudita violenza" aveva osato senza ragione malmenare "ufficiali in divisa, con gravissima offesa della disciplina mili– tare." 12 Non erano gli ufficiali che avevan violato la disciplina militare par– tecipando ad una manifestazione illegale, ma era la polizia che aveva impe– dito loro di aggredire l'abitazione del presidente del Consiglio. D'Annunzio proclamò che la sera del 28 giugno i caduti in guerra erano stati uccisi una seconda volta: "Essi furono finiti a colpi di bastone italiano, come quelli che boccheggiarono sotto le atroci mazze austriache." 18 Nel suo numero del 2 luglio, l'Idea Nazionale pubblicava una lettera, firmata "tantissimi uffi– ciali, " in cui si leggeva: Il Ministero, il Parlamento vogliono fare la guerra civile? E sia. Siamo pronti, siamo decisi a tutto. (...) Vogliamo solo dei capi che ci guidino, vogliamo un movimento orga– nizzato. (...) Abbiamo le armi, abbiamo l'esercito con noi. Al momento stabilito tutte le truppe ci seguiranno. Sempre l'Idea Nazionale, nel suo numero del 3 luglio, pubblicava una lettera a firma "un ufficiale combattente," che diceva: Impugna.mo le rivoltelle e difendiamo il nostro onore, la nostra dignità (...). Se un ufficiale ha il dovere di uccidere un soldato che lo aggredisce, tanto maggiormente l'avrà di fronte a un carabiniere. (...) Se all'onore nostro non viene data soddisfazione, se i nostri maggiori non la pretendono, abbiamo il diritto a ribellarci a loro. Secondo il regolamento militare queste lettere sediziose, pubblicate senza le firme dei singoli, erano proibite. È molto probabile che esse fossero pre– parate dalla redazione del giornale. Ma il figlio di Salandra, che faceva l'av– vocato, si assunse il compito di spiegare in una lettera firmata i diritti e i pri– vilegi degli ufficiali in divisa; certamente non era loro permesso di partecipare a dimostrazioni politiche, ma il compito di far rispettare la legge spettava ai loro superiori e non alla polizia o ai carabinieri; un ufficiale poteva essere arre– stato soltanto da un ufficiale di grado superiore o come minimo dello stesso grado; perciò un carabiniere o un poliziotto che colpivano un ufficiale com– mettevano un "grave atto di insubordinazione." Da parte sua, il figlio di Sa– landra diceva: "Mi crederei in diritto di reagire con qualunque mezzo, nes– suno escluso, contro un mio inferiore, carabiniere o no, che attentasse alla di– gnità del mio grado," e non dubitava che tutti i suoi colleghi ufficiali fossero della sua stessa opinione. 14 In altre parole, gli ufficiali in divisa avevano il 12 "Idea Nazionale," 30 giugno 1919. 13 "Idea Nazionale," 1 luglio r9r9. 14 "Idea Nazionale, " 3 luglio 19t9. BiblotecaGino Bianco

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