Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'Italia nel giugno 1919 nel "grande giorno" il "proletariato rivoluzionario" sarebbe stato invinci– bile, aspettavano che arrivasse questo "grande giorno." Nel frattempo ri– spondevano agli assalti armati con dei futili scioperi di protesta, che secondo loro avrebbero dovuto servire al proletariato come "ginnastica rivoluzio- . " nana. 3) Nazionalisti, fascisti, futuristi e "arditi" si erano resi conto di quanto fosse puerile la tattica rivoluzionaria dei loro avversari, e sicuri della conni– venza della polizia, non si lasciarono mai spaventare dai conflitti, anzi ave– vano piuttosto l'interesse massimo a provocarli. Il giornale nazionalista cosi commentava gli incidenti di Bologna del 15 giugno: Non deploriamo affatto questi incidenti. I nazionalisti, e con loro i veri e forti citta– dini italiani di Bologna, hanno reagito contro la provocazione e la violenza socialiste, come hanno reagito due mesi fa a Roma e a Milano, difendendo contro la imposizione bolscevica il nome e la volontà popolare. (...) Quando un gruppo di persone (...) si getta a violentare una città, straccia le bandiere nazionali, insulta gli ufficiali, e dichiara apertamente lo stato di guerra civile - tutte cose concretamente e precisamente avvenute a Bologna - sia anche concreto e preciso dovere dei cittadini reagire. Anche se questa reazione sia una battaglia di piazza - del resto in proporzioni minime - a colpi di rivoltella. 14 4) Il fatto piu importante era che dietro i nazionalisti, i futuristi, i fa– scisti e gli "arditi" manovrava un gruppo di generali. Nel r9r5 allo scoppio della guerra italo-austriaca, l'esercito italiano aveva 142 generali. Alla fine della guerra portavano questo grado r .246 ufficiali. Nel r9r4 in Francia c'erano 360 generali; alla fine della guerra ce ne erano 769. Quindi l'Italia aveva 477 generali piu della Francia. Il numero di colon– nelli e di ufficiali di grado inferiore era cresciuto in proporzione. Ma gli ufficiali di grado piu basso erano dei civili che erano stati mobilitati per il tempo di guerra ed erano ansiosi di far ritorno alla vita civile·; i colonnelli e i generali non avevano una condizione civile· a cui tornare, e nori volevano venir messi in congedo. Il 4 marzo alla Camera un deputato richiamò l'atten– zione del ministro della Guerra su questa situazione: L'on. Caviglia (...) potrebbe forse fare i nomi di quei capitani addetti al Comando Supremo che non hanno mai combattuto un giorno, che non hanno mai comandato un'uni– tà, che non hanno visto se non col binocolo le fiamme di una battaglia, e che oggi sono generali! (...) Se si dicesse al Parlamento o al paese di aumentar-e i Corpi di armata da 12 a 15 o a 18, Parlamento e paese si ribellerebbero. Ed allora si abbandona la via maestra e si cercano quelle oblique. (...) Per esempio, prima della guerra il capo di stato maggiore presso il corpo di armata era un colonnello: oggi è un generale brigadiere, e il capo dello stato maggiore della divisione, che era un tenente colonnello, oggi in tutte le divisioni ter– ritoriali d'Italia è un colonnello, e cosf via in tutti i gradi. (...) Si va ventilando che ogni brigata, oltre i due reggimenti, che porterebbero ciascuno due colonnelli e il brigadiere, dovrebbe avere nei quadri un terzo reggimento, di guisa che si farebbe il posto ad altri due colonnelli e ad un altro brigadiere. 15 14 " Idea Nazionale, " 1 7 giugno 1 9 r (). 16 Discorso dell'on. Soleri, Atti PMlamentari. Camera. Discussioni, Legislatura XXIV, 1 a sessione, pp. 18446-18447. 453 ibloteca Gino Bianco

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