Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'Italia nel giugno 1919 buon volere falli la fortuna. Siamo vincolati da troppi precedenti. Non possiamo con di– gnità ritornare a Parigi. Lasciamo il posto a chi avrà le mani piu libere e potrà ripigliare con miglior fortuna le trattative, per noi rotte o interrotte. " (...) Un profondo rispetto avrebbe accolto le parole ed il gesto. Ma voi vi fate piedistallo del vostro insuccesso. Voi legate ad esso la vita del paese: voi provocate la solidarietà del paese con voi, fino alle estreme conseguenze, fino - il cielo averta! - alla guerra. A una nuova guerra. Oggi I Ci pensate, o signori? 3 Mentre in Italia Orlando e Sonnino facevano collezione di dimostrazioni e di voti di fiducia, a Parigi Wilson, Lloyd George e Clemenceau stavano sistemando tutte le questioni ancora in sospeso. Sonnino si era sempre oppo– sto ostinatamente e stupidamente al riconoscimento del nuovo Regno serbo– croato-sloveno; in sua assenza, gli altri decisero per il suo riconoscimento in piu fissarono le date in cui le condizioni di pace dovevano essere conse– gnate alle delegazioni tedesca e austro-ungarica, e affermarono che, se gli italiani non fossero stati presenti a questa cerimonia, il Patto di Londra sa– rebbe divenuto privo di validità. Il 4 maggio, si tenne a Roma un grande comizio, in cui il sindaco di Roma chiese la Dalmazia piu Fiume, e D'Annunzio attaccò grossolanamente Wilson e la moglie, proclamando che "un ritorno a Parigi avrebbe signi– ficato il disonore d'Italia." 4 La sera di quello stesso giorno Sonnino e Or– lando partivano per Parigi, senza aver chiesto né ottenuto nessuna condi– zione, ma semplicemente allo scopo di evitare le rappresaglie che la loro assenza avrebbe provocato. Erano appena tornati a Parigi che Wilson, Lloyd George e Clemenceau, senza consultarli, assegnarono alla Grecia la provincia di Smirne, in Asia Minore, la quale secondo il Trattato di Saint Jean de Mau– rienne (19 aprile 1917) era stata assegnata all'Italia, e Lloyd George e Cle– menceau si divisero tra loro le colonie tedesche in Africa, rimandando al futuro i negoziati con l'Italia per le compensazioni che le erano state pro– messe dal Patto di Londra. L'influenza dell'Italia in campo internazionale non dipende tanto dalla sua forza militare, che di fronte alle altre grandi potenze non è molto rile– vante, quanto dalla sua abilità di barcamenarsi tra queste grandi potenze quando vi siano dei contrasti tra loro. Mentre in tempo di guerra la impor– tanza dell'Italia è notevole, non appena una delle potenze europee o una coalizione di potenze abbiano raggiunto un grado di superiorità decisiva, questa importanza dell'Italia scompare del tutto. A questo punto le pro- messe che le sono state fatte nel momento del bisogno possono esser lasciate cadere impunemente, e l'Italia venir gettata via come un limone spremuto. Nel 1915 l'Italia aveva goduto del suo massimo di influenza; Sonnino aveva abusato di questa influenza e per l'intervento italiano a fianco della Intesa antigermanica aveva strappato un prezzo che questa era riluttante a pagare. 3 Discorso di Turati alla Camera, del 29 aprile 1919, Discorsi Parlamentari, cit., pp. 1614-1615. 4 Cit. trad. 447 iblotecaGinoBianco

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