Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lo sci.opero generale dell'aprile 1919 zionarie, e poi vanno all'osteria a berne un litro? [Questa orribile indifferenza morale, questo disprezzo delle nostre vite e delle vite degli altri è profondamente borghese. La tradizione militarista classica ci ha educato a giuocare con la pelle del nostro prossimo. Fu per questa ragione che Liebknecht e Rosa Luxemburg furono uccisi dai loro compagni di ieri, come loro stessi avrebbero ucciso se ne avessero avuto il modo.] 1 Prampolini concludeva affermando che non era vero che la borghesia fosse una minoranza; isolata era una minoranza, ma aveva un largo seguito. I leaders della Confederazione del lavoro non osavano opporsi risoluta– mente ai massimalisti che ricoprivano le cariche nell'esecutivo nazionale del partito; volevano evitare crisi all'unità del partito, e adottavano come pro– prio il programma massimalista. Ma al tempo stesso dicevano chiaro che mon intendevano "alimentare illusioni perniciose sulla possibilità di improv– visi rivolgimenti sociali ed immediati capovolgimenti economici"; le inno- vazioni rivoluzionarie sostenute dall'esecutivo nazionale del partito socialista implicavano "da parte della classe operaia (...) una severa e ponderata pre– parazione (...) che non si può ottenere se non attraverso tutta un'opera me– todica, costante, sistematica di organizzazione sindacale e di educazione po– litica"; perciò le organizzazioni confederate venivano invitate "ad adope– rarsi con la maggiore alacrità, a diffondere fra le masse la comprensione del– l'alta responsabilità che la propugnazione e l'effettuazione dei postulati poli– tici del programma confederale richiedono da parte di tutti i lavoratori." 2 In altre parole il programma massimalista era accettato, ma si rimandava il giorno dell'attuazione ad un vago ed indefinito futuro, quando la severa e ponderata preparazione fosse arrivata al giusto grado di ebollizione. Mentre scansavano con tanta accortezza la rivoluzione massimalista, i leaders della Confederazione trattavano con disprezzo Rossoni e gli altri mestatori della Unione italiana del lavoro; rifiutavano di unirsi a loro per trattare con gli industriali, e non facevano caso alle richieste esagerate che gli altri avanzavano per poter dire che la Confederazione era d'accordo con la borghesia per tradire i lavoratori. Dopo che le otto ore erano divenute una regola per tutti i contratti di lavoro, il piu autorevole leader della Confederazione, Rigola, rallegrandosi che nelle città e nelle campagne i lavoratori adesso avessero maggiore pos– sibilità di "godere la vita," li avvertiva che per questo ci sono diversi modi: Ci sono i gusti bassi e i gusti elevati. I gusti bassi sono anch'es~ causa di sperpero di forze e contribuiscono ad accrescere la miseria delle classi lavoratrici. Pare a noi, quindi, che la riduzione dell'orario imponga alla massa operaia in genere ed all'organizzazione in ispecie, il dovere di fare ogni sforzo per correggere, in ciò che hanno di difettoso, le abi– tudini dei lavoratori. ( ...) C'è ancora molto da fare in Italia dal punto di vista dell'istru– zione, dell'educazione fisica e dell'affinamento del. gusto delle masse. Bisognerà moltipli• care le scuole, le palestre, le biblioteche; bisognerà organizzare divertimenti sani, giuochi 1 Citazione parzialmente tradotta. "Corriere della Sera, " 19 febbraio 19119. [N.d.è.] 2 Mozione del Consiglio nazionale della Confederazione del lavoro, " Avanti l, " 3 febbraio 1919. 437 Bibloteca Gino Bia~co

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