Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 senza tregua di una incombente rivoluzione senza fare altro che delle chiac– chiere. Turati colpi nel segno quando nel marzo del 1920, in una intervista al Manchester Guardian, affermò che in Italia non c'era ragione di temere una crisi rivoluzionaria, ma che i massimalisti "giocano col fuoco delle teorie sovietiche soltanto per mantenere le masse in uno stato di tensione e di fer– mento"; "queste teorie sono concezioni puramente leggendarie, programmi immaturi, che non servono per uso pratico. " 11 Dato che la rivoluzione che avevano sempre annunciato come imminente non si faceva mai vedere, i massimalisti dovettero spiegare come mai le cose andavano a questo modo. La spiegazione era a portata di mano; i socialisti di destra che controllavano il direttorio nazionale della Confederazione del • lavoro, non erano disposti a cominciare la rivoluzione e il loro "tradimento" era la chiave di tutto. Anche in Russia c'erano stati dei "socialisti traditori" nel 1917, se si accetta quanto hanno detto Lenin e Trotsky; ma quando essi ritennero che fosse giunto il momento di agire, non domandarono certo né il parere né il permesso dei " socialisti traditori "; agirono per conto proprio sia contro i "capitalisti" che contro i " socialisti traditori. " Ai massimalisti italiani non passò mai per la testa che anche loro avrebbero potuto agire per conto proprio; dovevano sempre essere gli altri a iniziare e portare avanti la rivoluzione. Tra essi c'era un gruppo di estremisti, del genere degli spartachisti tede– schi del 1919, e che infatti si chiamavano con orgoglio "spartachisti." Essi erano destinati a rompere con il partito socialista e formare nel 1921 il par– tito comunista. Non sapevano neppure loro che cosa fare se non rigettare sugli altri compagni, cioè non soltanto sui socialisti di destra ma anche sui massimalisti, la responsabilità di aver tradito quella rivoluzione che non arrivava mai. Neppure loro furono in grado di produrre un Lenin o un Trotsky, che andasse avanti senza chiedere il permesso a nessuno; se aves– sero capito che nelle masse italiane non esisteva uno stato d'animo rivolu– zionario, sarebbero stati meno feroci nei loro attacchi contro gli altri com– pagni; ma nelle loro caterve di opuscoli avevano imparato che il "proleta– riato" era rivoluzionario per definizione, e quindi ricercavano altrove e non nel proletariato stesso la ragione della immobilità del proletariato, che ritro– vavano nel tradimento dei capi. Al di fuori del partito socialista, gli anarchici facevano anche piu bac– cano dei massimalisti e degli spartachisti. Se avessero avuto mano libera, avrebbero potuto provocare delle gravi rivolte rivoluzionarie. La loro azione si svolgeva in perfetto accordo con i sindacalisti rivoluzionari, che non ave– vano seguito Mussolini e Rossoni ed erano stati contro la guerra; questi con– trollavano la "Unione sindacale italiana," ma non avevano molto seguito; inoltre la loro rivoluzione non era la rivoluzione dei massimalisti o dei co, 11 LENrN, L'estremismo, malattia infantile del conumismo, m Sul movimento opcra1·0 ita/1.ano, cit., pp. 1 33-34. 43 2 BiblotecaGinoBianco

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