Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvai·d: L'Italia dal 1919 al 1929 diversa piega; non si può quindi sostenere con certezza che se il partito socialista avesse seguito questa strada il movimento fascista non avrebbe avuto possibilità di vittoria in Italia; la sola cosa che si può affermare è che il metodo della destra socialista non fu sperimentato mai, perché la maggioranza del partito non permise mai che tale esperimento fosse com– piuto. Quando nell'autunno del 1922, l'ala destra del partito si distaccò dalla maggioranza, tutte le occasioni per un'opera utile erano già sfumate. Inol– tre, nel 1919 neppure la destra socialista era disposta ad unirsi con gli altri partiti per affrontare la crisi del dopoguerra: anche questi uomini erano pieni di amarezza per i quattro anni di lotta contro coloro che avevan vo– luto la guerra, ed annunciavano che "la liquidazione della guerra deve • esser fatta da coloro che l'hanno voluta"; "noi saremmo il piu malaccorto dei partiti (...) se ci disponessimo a sostituirci ad essi in questo momento, liberandoli dalle loro responsabilità." 8 E tuttavia il modo migliore per far si'.che i responsabili della guerra pagassero per le loro responsabilità sarebbe stato proprio quello di cacciarli dal governo e prendere il loro posto, anche se ciò av.i;-ebbesignificato l'assunzione di una pesante eredità. Ma pare che i socialisti di destra aspettassero, per accettare la responsabilità del governo, che il bilancio fosse in pareggio, e tutti in Italia fossero felici e contenti. Lenin e Trotsky non ebbero mai esitazioni nell'accettare l'eredità del regime zarista e della disfatta militare. Nessuno tra i socialisti italiani di destra ebbe la tempra di Lenin o di Trotsky. I socialisti rivoluzionari, che erano in maggioranza nelle organizza– zioni politiche e nell'esecutivo nazionale del partito, cominciarono nel 1918 a chiamarsi ."massimalisti." La parola italiana "massimalista" corrisponde alla parola russa " bolscevico ": la Russia di Lenin era il loro paradiso. Al congresso nazionale del partito tenuto a Roma nel settembre 1918, fu ap– provato a grande maggioranza come programma del partito "l'istituzione della repubblica socialista e la dittatura del proletariato. " 9 Secondo il loro misurato parere, si stava avvicinando l'ora della rivoluzione sociale; chi doveva decidere quand'è che l'ora fosse suonata, era "il proletarjato rivo• luzionario," che era stato educato nel culto del Manifesto comunista del 1848. Il proletariato doveva prendere l'iniziativa, e i socialisti lo dovevano seguire; non appena scoppiò una crisi di inquietudine piu diffusa ed acuta del solito, i socialisti si aspettarono che dal "proletariato rivoluzionario " scaturisse l'apocalisse, ma non fecero niente con un atto di propria volontà per far si'. che gli eventi precipitassero; e la crisi non era finita di passare che ricominciarono ad annunciare che l'ora dell'apocalisse era vicina. Per essi qualsiasi idea di un'alleanza tra socialisti e non socialisti era tabu; tutti 1 non socialisti erano borghesi: tra i fedeli e gli infedeli, tra gli eletti e i 8 Dall'articolo di F. TURATI, Socialismo e Massimalismo al Congresso socialista di Bo– logna, in " Critica Sociale, " cit., riportato da G. LAZZERI, Filippo T1irati, cit., p. 198. 9 Cit. trad. 43° BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=