Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 affittuari e i mezzadri volevano diventare proprietari della terra che colti– vavano, e non· che questa venisse " socializzata. " Quanto ai lavoratori industriali, sapevano bene che il popolo italiano non poteva andare avanti senza le importazioni dall'estero di carbone, ferro, cotone, petrolio, gomma, carne, frumento, e che una rivoluzione comunista avrebbe privato il paese del credito estero, senza contare il pericolo di un intervento straniero armato. Queste circostanze furono sottolineate da uno dei leaders della destra socialista, Filippo Turati, al congresso nazionale del partito nel settembre del 1919: In Italia soprattutto, che non ha le sterminate risorse della Russia, (...) noi avremmo una piu sicura e triplice fame con un governo socialista, che sarebbe immediatamente boi- ~ cottato dagli stati nostri creditori. Onde avremmo la rivolta immediata delle masse affa– mate nei primi giorni della stessa rivoluzione. Questi sono fatti di plateale evidenza. 2 Lenin non discordava da Turati. Nell'estate del 1920, consigliava Ser– rati, leader della sinistra socialista, di non tentare una rivoluzione comu– nista in Italia: "Noi non vogliamo una seconda Ungheria," 2 bis dichiara– va; e di_scutendo con Angelica Balabanoff sulle prospettive di una rivolu– zione sociale in Italia, Lenin le chiese: "Compagna, ti ha mai colpito il fatto che l'Italia non ha carbone? " 3 Il pericolo di rimanere senza materie prime e senza generi alimentari, che l'Italia avrebbe corso in caso di una rivoluzione comunista, fu soggetto di vivaci discussioni. Nel 1920, un anarchico avverti'. che era ne,essario di– mostrare che "tutta la stampa borghese, dalla gialla alla rossa, tutti gli eco– nomisti da Einaudi a Cabiati, tutti i socialisti da Prampolini a Turati" men– tivano quando mettevano in guardia contro un possibile disastro econo– mico e il rischio di soffrir la fame, per scoraggiare una rivoluzione sociale. Ammetteva che se i rivoluzionari non avessero saputo organizzare subito la produzione e la razionale distribuzione, la rivoluzione avrebbe dovuto fatalmente soccombere " per opera della stessa grande massa proletaria meno cosciente." Quindi, per un anno o due, l'Italia avrebbe dovuto trovare al– l'interno tutte le risorse necessarie. Ciò era possibile. I due milioni di ton– nellate di carbon fossile, " che certamente si troveranno nei magazzini, " la lignite prodotta nel paese, il carbone di legna e l'energia elettrica avreb– ·bero sostituito i sei milioni di tonnellate di carbon fossile che l'Italia aveva dovuto importare nel 1919. Il problema piu grave era quello del pane. L'Italia consumava annualmente sei milioni di tonnellate di grano, di cui se ne importava un milione e mezzo. Per coprire questo deficit sarebbe ~ G._LAZZERI, Filippo Turati, Milano, 1921, p. 1q8. Dall'articolo di Turati Socialismo e Massimalismo al Congresso socialista di Bologna, in "Critica Sociale," XXX, 17, pp. 264 sgg. 2 hl• A. TASCA, Nascita e avvento del fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1950, p. 143. 3 La stessa Angelica Balabanoff raccontò piu tardi il fatto a chi scrive. (Di questo col– loquio con Lenin, la Balabanoff dà notizia nel suo libro di memorie M y Lif e as a Rebel, New York and Londòn, Harper & Brothers Publishers, 1938, pp. 284-285. Esso avvenne il 20 set– tembre 1920, dopo che erano arrivate in Russia le notizie dall'Italia dell'occupazione delle fab– briche. [N.d.C.]) BibloteeaGino Bianco

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