Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il partito socialisia 2.150.000 nel 1920. 1 Come abbiamo già detto, di questi solo 750.000 erano lavoratori agricoli, e per lo piu occupati nei lavori di bonifica, cioè lavori pubblici piu che agricoltura. In Italia il movimento socialista, come negli altri paesi europei, attirava soprattutto i lavoratori delle città. La grai;ide maggioranza degli iscritti alla C.G.L. proveniva dall'Italia settentrionale e centrale. Erano le regioni in cui, nei precedenti cinquant'an– ni, l'industria aveva fatto i passi piu lunghi, e l'agricoltura con le bonifiche e l'uso delle macchine dei fertilizzanti chimici aveva raggiunto il livello piu alto. Nel Mezzogiorno, dove l'educazione politica era piu arretrata, né il partito socialista né il partito popolare avevano un numero sufficiente di uomini per organizzare i reduci. Questi, che nella maggior parte erano braccianti. si riunivano nelle associazioni di ex-combattenti, che in tutta Italia godevano le simpatie delle autorità militari, dei nazionalisti e dei conservatori; essi speravano che i reduci, formando delle associazioni pro– prie, si sarebbero mantenuti estranei ai partiti socialista e popolare, agendo cosi da base elettorale per un nuovo movimento conservatore di cui i nazio– nalisti sarebbero stati l'anima. Sfortunatamente per loro, neppure nel Mez– zogiorno i reduci ne volevano sapere di berretti gallonati, nazionalisti e conservatori; dalle loro sofferenze e da quelle delle loro famiglie volevano che nascesse un nuovo mondo; non sapevano che forma avrebbe preso; aspet– tavano che si facesse avanti qualcuno a guidarli; se il partito socialista avesse saputo come prenderli, avrebbe potuto facilmente averli dalla sua parte. Per tutta l'Italia c'erano larghe masse desiderose di spazzar via tutti co– loro che erano stati responsabili della guerra; erano pronte a seguire il par– tito socialista in una politica di riforme, ma non mostravano interesse per una rivoluzione del tipo di quella russa del 1917; le condizioni dell'Italia erano assai diverse da quelle della Russia. Nel 1917 i soldati-contadini russi avevano disertato i loro reggimenti in via di sfacelo e facendo ritorno ai loro villaggi avevano espropriato i grandi proprietari terrieri. I soldati-con– tadini italiani alla fine della guerra furono formalmente smobilitati; non fecero ritorno a casa in seguito a una disgregazione militare e amministra– tiva. Inoltre in Russia c'erano pochissimi proprietari terrieri in proporzione alla disponibilità di terra. In Italia c'erano grossi proprietari terrieri soltanto nella parte centrale e occidentale della Sicilia, in alcune zone d'eccezione del Mezzogiorno, e nel Lazio, e quella che in Italia era considerata una grande proprietà era ridicolmente modesta paragonata alle proprietà che esistevano in Russia e che ancora si possono trovare nella Prussia orientale, in Un– gheria, in Inghilterra o in Spagna. La terra alla quale facevano ritorno i soldati-contadini italiani, per secoli era stata suddivisa tra milioni di piccoli proprietari, affittuari e mezzadri; i piccoli proprietari avrebbero opposto una tenace resistenza contro tutto ciò che avesse minacciato il loro possesso; gli 1 R. RIGOLA e L. D'ARAGONA, La Confederazione generale del lavoro nel sessennio I9I4· 1920, Milano, La Tipografica, 1921, pp. 120-122. BiblotecaGino-Bianco

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