Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 tenersi 1n contatto con le masse e sollevarle dal loro stato di amarezza era quello di indulgere sino a un certo grado alle loro convulsioni. Un partito come il partito popolare che traeva le sue reclute tra larghe masse di popolo di tutte le condizioni sociali era costretto a mostrare una certa tendenza o verso la estrema sinistra o verso la estrema destra. Non è giusto, giudicando l'operato del partito popolare, considerare soltanto la sua estrema sinistra, ignorando il fatto che il direttorio del partito cercò di tenerla a freno, e quando si dimostrò necessario sconfessò completamente le sue azioni. 12 La vera colpa del partito popolare - colpa imperdonabile agli occhi dei con– servatori, sia di quelli "liberali" che di quelli cattolici - fu di non essersi unito con le classi ricche contro le organizzazioni dei lavoratori. Agli occhi • dei conservatori ogni sciopero era " bolscevico, " sia che fosse promosso dai "bianchi," cioè dai democratici-cristiani, che dai "rossi," cioè dai sindaca– listi, e se anche se a tali scioperi non si accompagnava nessun atto di vio– lenza, del genere di quelli di cui avevan fatto esperienza i figli del conte Medolago Albano. La bandiera non faceva una gran differenza, quando sia gli uni che gli altri chiedevano gli stessi aumenti di salari e le stesse ridu– zioni di orari di lavoro. Se Gesu Cristo si rifiutava di fare il carceriere di coloro che si dovevano guadagnare il pane quotidiano col sudore della fronte, anche Gesu Cristo diventava un "bolscevico." Quelli che vogliono affogare il cane dicono sempre che il cane è rabbioso. Sta di fatto che il partito popolare imped1 che il partito socialista rag– giungesse un dominio incontrastato sulle masse contadine. Di 1.189.000 iscritti nel 1920 alla Confederazione dei lavoratori controllata dai popolari, 945.000 erano mezzadri, piccoli affittuari e piccoli proprietari. Di 2.150.000 iscritti nel 1920 ai sindacati socialisti, quelli appartenenti alle classi agricole erano non piu di 750.000. Se non ci fosse stato il partito popolare, il controllo dei socialisti sui contadini sarebbe stato schiacciante, come lo era sui lavoratori urbani. I grandi proprietari terrieri, i banchieri e i nuovi ricchi, che nel 1919 e 1920 appoggiarono il partito popolare, fecero un buon affare ed un calcolo intelligente: impiegarono i loro denari e la loro fede cattolica ad un tasso di interesse molto alto. Pur svolgendo un tale compito, certamente di grande importanza ma negativo, il partito popolare non aveva forza sufficiente per una azione posi– tiva indipendente. Nelle città esso non ebbe mai una influenza preponde– rante; i suoi seguaci erano quasi esclusivamente agricoltori dell'Italia setten– trionale e centrale. In queste regioni le popolazioni agricole sono sparse per la campagna; il parroco vive in contatto con esse, conosce la loro men- E ~onsignor Deploige, presidente dell'Istituto superiore di filosofia dell'Università di Louvain, scnsse: " Un orqine nuovo va elaborandosi e il mondo di domani sarà altra cosa dal mondo di ieri. " E. VERCESI, Il movimento cattolico in Italia, cit., pp. 263-264. In Italia, lo slogan "la terra ai contadini" fu lanciato per la prima volta nel 1918 da un "socialista riformista," Aurelio Drago, che piu tardi diventò fascista; e venne raccolto e lanciato dall'ultraconservatore marchese Tanari, ·il quale anche, piu tardi, divenne fascista. 12 L. STURZO, Popolarismo e fascismo, Torino, Gobetti, 1924, pp. 23-28, 107, 122-23, 168. BiblotecaGino Bianco

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