Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il partito popolare iscritti erano saliti a r.189.000 5 ; nel giugno del 1919, al primo congresso na– zionale del partito, erano rappresentate 850 sezioni con 55.895 iscritti; alla fine del 1919 le sezioni ammontavano a 2.700 con 100.000 iscritti. 6 Dapp,rima il nuovo partito fu accolto con favore dai vecchi gruppi diri– genti, che speravano di servirsene come "massa di manovra" contro i socia– listi, come avevan fatto con le organizzazioni elettorali cattoliche del periodo prebellico. 7 Ma ben presto i "liberali" furono delusi. 8 Nell'estate del 1919 questi " liberali " insieme con i conservatori cattolici cominciarono a lamen– tarsi di un "bolscevismo nero." 9 Non avevano del tutto torto. Ben presto nel movimento popolare si fecero avanti qua e là uomini che dettero inizio a una vivace concorrenza coi socialisti sotto la bandiera di Cristo invece che quella di Lenin. Nell'agosto del 1919, nel villaggio di Calusco (prov. di Ber– gamo) i contadini si riunirono al suono delle campane e assediarono i figli di un proprietario cattolico, il conte Medolago Albano, per dodici ore, finché questi da Bergamo mandò a dire che accettava incondizionatamente le con– dizioni richieste dai contadini. 10 Non furono pochi i casi di questo genere nel corso del 1919 e 1920. Tuttavia, se si vogliono esaminare i fatti obiettivamente, si deve tener presente che in Italia, come ovunque, negli anni immediati del dopoguerra gli stessi conservatori erano spesso piu accesi nei loro modi di esprimersi di molti rivoluzionari di professione. 11 Ognuno prometteva tutto a tutti, e chi si provava a suggerire calma e pazienza veniva tagliato fuori da coloro che strepitavano a favore dei provvedimenti piu estremi. Il solo mezzo per man- 5 " Bollettino dell'Ufficio del Lavoro, " XXXIV, I, 523. 6 G. DE Rossr, Il primo anno di vita del Partito Popolare Italiano, Roma, Ferrari, 1920, pp. 72, 79. 7 " Grandi speranze aveva suscitato al suo nascere il nuovo partito popolare. Non pochi liberali contavano di avere in esso un alleato contro il socialismo. Io ero tra quelli. ( ... ) Io non avevo piu fede nell'avvenire del partito liberale che a parer mio aveva smarrito la diritta via. (. .. ) Se il partito popolare avesse dato al paese affidamento di redimerlo dall'as– servimento ai partiti sovversivi, avrebbe dominato la situazione e si sarebbe imposto a tutti gli altri partiti; ciò esso era in grado di fare, poiché era il solo che avesse gli elementi per contendere al socialismo il dominio delle masse, e avverandosi ciò io mi sarei ufficialmente iscritto al partito popolare. " T. TITTONI, Nuovi scritti di politica interna ed estera, Milano, Treves, 1930, pp. 281-282. Tittoni era stato ministro degli Esteri con Giolitti e ambasciatore a Parigi. Diventò piu tardi una figura eminente del regime fascista. Tittoni aveva vaste pro– prietà terriere in provincia di Roma, dove la popolazione contadina era tra la piu povera d'Italia. Per il significato della parola " liberale, " si veda il cap. V, p. 3 59. 8 Ecco come continuano le parole di Tittoni: " Ma ahimè, al primo Congresso che il partito tenne a Bologna, apparve subito che la maggioranza dei convenuti non aveva alcuna idea della situazione che il partito avrebbe potuto e dovuto conquistare, dando al paese ciò che questo attendeva ed i partiti liberali non potevano dargli. " Op. cit., p. 282. 9 Il cattolico O. M. PREMOLI (Storia ecclesiastica contemporanea I900-z925, Torino, 1925, p. 1 ro) scrive: "Ciò che era piu doloroso, il clero delle campagne e delle piccole città, venuto ordinariamente da famiglie campagnole ed operaie, facilmente applaudiva a questo so– cialismo cristiano e prendeva posizione contro la classe borghese, con grave iattura della reli– gione. " Echi delle ire dei cattolici conservatori contro il partito popolare si trovano nel libro del barone EuGÈNE BEYENS (Quatre ans à Rome, Paris, Plon, 1934, pp. 26, 130), che fu am– basciatore del Belgio a Roma dal 1921 al 1925. 10 " Corriere della Sera, " 5 agosto 191 Q. u Per le espressioni " rivoluzionarie" di Salandra e di Orlando si veda il cap. VII, p. 393. Tanto per rimanere in campo cattolico, sarà bene rammentare che nel 1920 i vescovi degli Stati Uniti d'America annunciarono prossima " l'abolizione del salariato. " Il cardinale Bourne scrisse: " Tutti ammettono che un nuovo ordine, nuove condizioni sociali, nuove relazioni tra le diverse categorie sociali sorgeranno prodotte dalla distruzione dell'antico ardine di cose. " BiblotecaGino Bianco

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