Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 liani "eminenti" deponeva una corona al monumento di Garibaldi a New York. In seguito a questa dimostrazione " patriottica, " gli italiani di senti– menti rivoluzionari ne organizzarono una per conto loro. L'oratore che parlò al pubblico presso il monumento non era altri che Rossoni. Leggiamo nel Proletario: Prende la parola Rossoni, il quale con voce sonora che vibra sulle teste come la corda d'un arco teso, flagella tutta l'immonda ciurma dell'affarismo coloniale, dei fraudolenti, degli sfruttatori, dei falsari, degli adulteratori che han bisogno del mantello del patriottismo per nascondere la refurtiva. (...) Dopo aver dichiarato che assume tutta la responsabilità del suo atto, fra un delirio d'applausi, sputa a piena bocca sul tricolore del re e la corona di Barsotti (uno degli eminenti cittadini). (...) La nostra protesta è stata compiuta e noi siamo soddisfatti. Non lo è invece Rossoni, il quale slanciatosi ancora sul basalto propone ( ...) che ciascuno dei presenti passi in pellegrinaggio davanti alla corona maramalda e la decori con un coscienzioso sputo, il che tutti fanno applaudendo. 15 Quando scoppiò la guerra, Rossoni, come Mussolini, scoprf improvvi– samente di essere nazionalista. Tornò in Italia e nel maggio 1918, insieme ad altri socialisti non meno rivoluzionari e non meno patriottici di lui, fon– dò la Unione italiana del lavoro, che aveva come programma "la guerra contro il sistema capitalistico e contro tutte le istituzioni che sostenevano tale sistema. " 16 La tattica di Rossoni nel 1919 era di essere piu esigente dei socialisti, chiedendo piu di quello di cui i socialisti si sarebbero contentati, e sperando in tal modo di conquistare le masse lavoratrici al suo movimento ultra– rivoluzionario-nazionalista. Nel novembre del 1918 la Federazione italiana operai metallurgici, condotta dai socialisti, aveva raggiunto un concordato con i datori di lavoro; Rossoni, che era a capo di un piccolo gruppo di lavoratori della stessa industria, respinse l'accordo socialista, chiedendo le 44 ore settimanali, il minimo di paga, e il riposo nel pomeriggio di sabato (" sabato inglese"), bollando i sindacalisti socialisti che avevano accettato le 48 ore settimanali di traditori del proletariato. In un comizio tenuto a Mi- lano nel marzo 1919, uno dei seguaci di Rossoni affermò che "gli operai devono avere il diritto di ubriacarsi la domenica e stare a casa il lunedf senza incorrere in punizioni." 17 Mussolini appoggiava Rossoni con tutto il cuore: non c'era dubbio che le 48 ore settimanali costituivano un tradimento del proletariato, e gli scio– peri erano sempre ingiusti quando erano promossi dai socialisti, e sempre giusti purché venissero proclamati contro o senza il benestare dei capi so– cialisti. Nel marzo del 1919 a Dalmine, cittadina vicino a Bergamo, 2.000 operai impegnati in una vertenza salariale con i loro datori di lavoro occu- 15 " Il Proletario, " New York, 2 giugno 1911 ; la collezione di questo giornale si trova presso la New York Public Library. 16 L. R. FRANCK, L' Economie Corporative Fasciste en doctrine et en fait, Paris, I 934, pp. 12-14, 25-28. ·È questo a tutt'oggi lo studio migliore per quanto riguarda i rapporti tra capitale e lavoro sotto la dittatura fascista. 11 " Corriere della Sera, " 2 I marzo 1 9 I 9. BiblotecaGino Bianco

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