Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia È onesto aggiungere che da tre mesi a questa parte e precisamente dal referendum indetto per la occup_azione delle fabbriche e dal ritorno dei Missionari andati in Russia, la psicologia della massa operaia italiana si è profondamente modificata. (...) La famosa ondata di svogliatezza e di pigrizia appare superata. Le masse operaie sembrano convin– cersi che il problema fondamentale del momento è un problema di produzione. Sintomo certissimo di questo stato d'animo è la relativa facilità con la quale in questi ultimi tempi sono stati raggiunti accordi dopo trattative pacifiche nella grande categoria dei tessili e dei chimici. Il Corriere della Sera del 31 dicembre 1920 diceva: In questi ultimi mesi, la reazione spontanea del popolo italiano è riuscita a diminuire sensibilmente la tirannia socialista. A l'alta marea del rivoluzionarismo, rappresentata dal– l'occupazione delle fabbriche, ha fatto seguito un rapido declino. E già Riccardo Bachi aveva scritto: Talune ferite recate dalla guerra nel sistema produttivo si sono venute cicatrizzando con notevole rapidità; dopo la lunga fase di sussulti e perturbamenti psicologici, una qual– che calma, una qualche serenità va lentamente ritornando negli animi. 38 Il 1919 e 1920 avevano segnato un periodo di eccitazione rivoluzionaria, senza peraltro il pericolo autentico di una rivoluzione. Verso la fine del 1920, anche l'eccitazione cominciò a scemare. Il peggio della crisi era superato. 5. La "paralisi economica. 11 La propaganda fascista diffonde la leggenda che nel 1919 e 1920 la vita economica italiana fosse in preda ad una profonda disorganizzazione e la pro– duzione, completamente paralizzata a causa dei disordini provocati dai "bol– scevichi. " 39 In verità, non vi fu mai uno stato di disordine tale da paralizzare la pro– duzione, né la colpa di esso sarebbe stata attribuibile interamente al "bol- . " . scev1smo. La ragione fondamentale della crisi va ricercata negli strascichi economici della guerra, e nelle difficoltà che si accompagnavano al passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace. Luigi Einaudi, uno dei piu eminenti economisti it~liani e certo non sospetto di simpatia per il bolscevismo, scrive: Durante i quattro anni, a causa delle requisizioni effettuate dall'esercito, mano d'ope– ra, fertilizzanti, macchine e mezzi di trasporto divennero difficilissimi a trovarsi, mentre 38 L'Italia economica nel 1919, cit., p. xr. Cfr. R. BACHI, L'Italia economica nel 1921, Città di Castello, 1922, p. 335. 39 " Nel 1919 e nel 1920 cominciò sul serio la guerra di classe, e la produzione si arrestò quasi. La situazione era disperata. Si era a rischio di veder mancare le necessità di vita quo, tidiane. A un popolo in tale stato, Mussolini offri la sola via d'uscita. " (Sir ERNEST J. P. BENN, in "Star, " 6, 7, 8 aprile 1926.) "Durante una epidemia di scioperi, con gli operai che prendevano il controllo delle fabbriche e un diffuso stato di disoccupazione, la situazione industriale era in preda alla disorgan1zzazione. Praticamente c'era stata una crisi dei servizi ferroviari e degli altri servizi statali " ecc. t THOMAS LAMONT, in " Survey Graphic, " New York, marzo 1927, p. 723.) BiblotecaGino Bianco

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