Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il colpo di stato del maggio 1915 dai socialisti, o la guerra. Decisero che la guerra era il male minore. Anche i cattolici temevano la rivoluzione piu della guerra. D'altra parte, quel proleta– riato rivoluzionario, di cui i marxisti di stretta osservanza pretendevanÒ di essere i rappresentanti, non esisteva. La grande maggioranza degli operai e degli agricoltori non voleva la guerra, ma non si curava neppure della rivoluzione sociale. Si sottomisero alla guerra poiché un potente organismo amministrativo li afferrava e li gettava nella fornace, ma non si rivoltarono in modo attivo. Il partito socialista non proclamò neppure uno sciopero generale. In quel momento la maggioranza parlamentare era in accordo con la maggioranza del paese che non voleva la guerra. Ma essa non osò resistere alle minacce della folla nelle strade. Essendo stata manipolata dal governo durante tre successive elezioni, essa non aveva il prestigio per resistere al go– verno e a quelle forze extra-parlarpentari che sostenevano il governo. Non poteva agire ora come rappresentanza del paese dopo che per dieci anni non si era curata di rappresentarlo. Nessun uomo politico osò prendere il posto di Salandra. Lo stesso Gio– litti, dopo avere provocato la crisi, si rese conto che in quel momento non era possibile per lui diventare presidente del Consiglio. Salandra e Sonnino rima– sero al potere. Quando il 20 maggio il gabinetto presentò alla Camera la pro– posta della dichiarazione di guerra, non piu di 76 deputati, di cui 41 erano socialisti, furono abbastanza decisi da votare contro. Votarono a favore 407 deputati, ma tra questi non piu di un centinaio accettavano risolutamente la guerra come una necessità che si doveva affrontare con fortezza. Tutti gli altri si sottomisero vilmente alla volontà del potere esecutivo. Nel maggio del 1915, per la prima volta nella vita pubblica italiana, si vide la "anomalia" di una manifestazione pseudo-rivoluzionaria favorita e per– sino provocata dagli uomini che erano al potere per forzare la mano al Par– lamento. Nel maggio del 1915, Salandra e Sonnino insieme ai gruppi "inter– ventisti" fecero un vero e proprio colpo di stato contro la maggioranza parla– mentare. L'Italia faceva la prova per quell'altro colpo di stato dell'ottobre 1922 che doveva essere la marcia su Roma. I gov<:rni di Francia e d'Inghilterra erano entrati in guerra col consenso unanime, o quasi unanime, dei loro popoli. L'Italia non fece mai l'esperienza di una "union sacrée." La divisione tra "neutralisti" e "interventisti" era inevitabile al termine di nove mesi di discussioni a proposito di una guerra che non poteva essere presentata al popolo come una guerra difensiva. Salan– dra e Sonnino peggiorarono le cose tenendo per tutti quei mesi il paese· in uno stato febbrile e tormentoso di ignoranza e di incertezza. Agli errori di Salandra e di Sonnino, Giolitti aggiunse l'ulteriore sbaglio madornale di rifiu– tare il suo consenso ad una guerra che lui stesso si era adoperato a rendere inevitabile, approvando i negoziati con l'Austria. Tutti questi errori condus– sero al colpo di stato, che infettò l'atmosfera italiana con il veleno della guerra civile. Bibloteca Gino Bianco

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