Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 trali. Giolitti non era mai stato un partigiano della neutralità assoluta; aveva approvato nell'agosto la dichiarazione di neutralità; aveva approvato la deci– sione di Sonnino, nel dicembre, di iniziare i negoziati a proposito dei com– pensi col gabinetto di Vienna. Pubblicamente espresse l'opinione che l'Italia avrebbe potuto ottenere " parecchio " senza ricorrere alla guerra, ma non è possibile credere che egli pensasse che il governo italiano avrebbe dovuto ne– goziare col proposito di mantenere la pace ad ogni costo e contentarsi di qualsiasi concessione gli venisse fatta dal gabinetto di Vienna. D'altra parte, non sembra che Giolitti si sia mai reso conto che iniziare dei negoziati si– gnifica entrare in guerra nel caso che questi negoziati non approdino a nulla. Tale fu effettivamente il caso. Nelle sue Memorie, pubblicate nel 1922, Gio- • litti ammette che le concessioni offerte dal gabinetto di Vienna non erano soddisfacenti; di qui la deduzione che Salandra e Sonnino non avevano altra alternativa che la guerra. Nel maggio del 1915, Giolitti poteva dissentire da Salandra e da Sonnino sulla scelta del momento per la dichiarazione di guer– ra; poteva condannare i fini territoriali su cui si basavano Salandra e Sonnino. Invece di far ciò, Giolitti si pose contro il gabinetto senza fornire nessuna ragione. Che cosa avrebbe fatto Giolitti se fosse ritornato al potere? Si sarebbe contentato di quelle concessioni che il governo di Vienna era disposto a fare, e che egli stesso nel 1922 doveva affermare che erano insufficienti? Oppure avrebbe dichiarato guerra alle potenze centrali né piu e né meno di quanto fecero Salandra e Sonnino? La cosa piu probabile è che egli stesso non sa– peva che cosa avrebbe fatto. Voleva soltanto riprendere il potere. Poi avrebbe agito giorno per giorno secondo le circostanze. Trecento deputati offersero a Giolitti una dimostrazione extra-parlamen– tare in suo favore: si recarono alla sua abitazione dove lasciarono i loro bi– glietti da visita. Salandra presentò le sue dimissioni. A questo punto i piani di Giolitti furono di nuovo sconvolti da un altro fatto inaspettato. Tutta la sfiducia, tutta l'ostilità, tutto l'odio che si era andato accumulando contro di lui nel corso degli anni precedenti si concentrò e scoppiò furiosamente. Nelle città piu importanti, e a Roma specialmente, gli interventisti det– tero inizio a dimostrazioni nelle strade lanciando vituperi contro Giolitti e contro la sua maggioranza parlamentare, e minacciando di ucciderlo. Salandra, che si era impegnato a dichiarare la guerra entro il 25 maggio, fece ridurre al silenzio dalla polizia tutte le manifestazioni dei neutralisti, lasciando via libera a quelle degli interventisti. Gli interventisti non erano che una minoranza della popolazione; ma la maggioranza era divisa tra gruppi slegati e incapaci di una azione comune. I socialisti pacifisti avrebbero potuto esercitare una grande influenza tra i ceti medi, è agire come punto focale di tutte le correnti neutraliste. Ma all'interno del loro partito erano sommersi dalla rumorosa maggioranza rivoluzionaria, che dava alla campagna neutralista una impronta rivoluzionaria. In tal modo i ceti piu elevàti e i ceti medi dovevano scegliere tra una rivolta contro il go– verno che avrebbe potuto avere come conseguenza la rivoluzione minacciata BiblotecaGino Bianco

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