Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia importato poco che le fabbriche fossero degli industriali o degli operai, ma che invece s1 sarebbero opposti con tutte le loro forze ad un esperimento di governo bolscevico. 32 Se i dirigenti della Confederazione generale del lavoro e del partito so– cialista avessero voluto sferrare il colpo decisivo, questa sarebbe stata per essi l'occasione buona: avrebbero dovuto occupare non le officine ma gli uffici pubblici, i servizi telegrafici e postali, le ferrovie. I banchieri, i grossi indu– striali, i grandi proprietari terrieri aspettavano la rivoluzione sociale come le pecore aspettano di esser portate al macello. Se a condurre in porto una rivoluzione comunista bastasse lo smarrimento e la vigliaccheria delle classi dirigenti, il popolo italiano nel settembre 1920 avrebbe potuto fare quante rivoluzioni comuniste voleva. Ma furono i leaders piu prudenti della Confederazione generale del la· voro e del partito socialista che si opposero con fermezza ai propositi degli anarchici e dei comunisti di allargare la crisi e imporle un preciso indirizzo rivoluzionario. L'n settembre, dopo un giorno e mezzo di animate discus– sioni, le proposte rivoluzionarie degli estremisti furono sconfitte dai riformisti con 591.245 voti, contro 409.606. 38 L'organizzazione operaia - scrisse uno studioso al quale dobbiamo un resoconto oggettivo dei fatti - procurò che fossero evitate violenze, danneggiamenti e indebite ap· propriazioni; i casi di violenza alle persone non furono numerosi, ma alcuni eccezional– mente gravi, 84 e si dovette constatare poi come i danni materiali agli impianti e gli sciupii di materie prime e prodotti siano stati piuttosto estesi; l'indole stessa delle industrie impli– cate e le opportune cautele adottate hanno mantenuti in limiti relativamente ristretti i furti. 85 Col passare dei giorni gli operai dovettero constatare che senza assistenza tecnica, senza materie prime, senza la fiducia dei mercati esteri, l'occupazione delle fabbriche era inutile. Col rinchiudersi nelle fabbriche, si erano chiusi in trappola. Il governo aveva solo da aspettare che essi si fossero stancati. E cosi fu. Il 25 settembre ognuno fece ritorno alle proprie case. Mussolini, nel Popolo d'ltali"a del 28 settembre 1920, commentava gli av– venimenti delle settimane precedenti nei seguenti termini: 32 Questo resoconto fu riprodotto testualmente dal " Corriere della Sera, " 11 maggio 1_923, nel corso dì una polemica con il " Popolo d'Italia. " Mussolini non fu in grado di smen• t~re. Nella primavera del 1926 a Londra, Bruno Buozzi mi confermava l'esattezza di tale ver• s10ne.. Non è chiaro quali fossero le intenzioni di Mussolini nel minacciare di opporsi a un es:penmento di governo bolscevico, dopo avere affermato che gli importava poco che le fab• bnche fossero degli industriali o degli operai. Probabilmente teneva i piedi in due staffe. Se le c9se andavano bene per gli operai, si sarebbe richiamato alla prima parte del suo discorso per d1mostr~re che lui era stato favorevole agli operai; se le cose per loro si mettevano male, come 41 fatto avvenne, si sarebbe potuto attribuire il merito di essersi opposto al pericolo bolscevico. 33 " L'Italia ha corso rischio di crepare in quei giorni: la rivoluzione non si è fatta, non perché ci fosse chi le contrastava il passo, ma perché la Confederazione del lavoro non l'ha voluta" (" Corriere della Sera, " 28 settembre 1920). :• A -:J;'orinogli scioperanti uccisero un giovane nazionalista, una guardia carceraria, tre gua~d1e regie e un carabiniere. Per questi delitti, di cui i primi due furono commessi con particolare efferatezza, nel marzo del 1922 undici persone furono condannate a pene varianti da uno a trent'anni di prigione. 35 R. BACHI, L'Italia economica nel r920, cit., p. 347. Cfr. BORGHI, op. cit., pp. 248-96; MowRER, op. cit., pp. 329-34; OooN PoR, Fascism, London, Labour Publishing Co., 1923, pp. 66 sgg.; CAILTON BEALS, Rome or Death: the Story of Fascism, London, John Long, 1923, pp. 35-38; PELHAM H. Box, Three Masters Biiilders, London, Jarrolds, 1925, pp. 135-37. 22 BiblotecaGino Bianco

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