Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 " neutralisti, " e coloro che chiedevano l'intervento a fianco dell'Intesa anti– germanica, e che perciò si dicevano "interventisti." Un certo numero di conservatori, che si raccoglievano intorno al piu importante quotidiano italiano, Il Corriere della Sera, si dichiararono a favore dell'intervento contro l'Austria e la Germania, dato che non vi era nessuna speranza di raggiungere un accordo con l'Austria sui problemi balcanici, e dato che una vittoria tedesca avrebbe significato la fine della indipendenza nazionale italiana in una Europa dominata dalla Germania. La grande maggioranza dei deputati, senatori e giornalisti influenti pre- se un atteggiamento di prudente attesa. Pensavano che il governo italiano, dopo aver dichiarato la neutralità, avrebbe dovuto negoziare con le potenze · centrali per ottenere dei compensi. Tanto meglio sarebbero andate le cose quanto piu si sarebbe potuto ottenere da tali negoziati. Dopo che fosse stata raggiunta una sistemazione tra le potenze della Triplice su tale questione in– terna, avrebbero aspettato di veder come andavano le cose prima di prendere una decisione finale in merito al da farsi. Era questa l'opinione di Salandra, ed era anche l'opinione di Giolitti. Salandra riassunse tale punto di vista in una formula che è rimasta famosa: " sacro egoismo. " Non appena il governo ebbe dichiarato la neutralità, i nazionalisti si spo– gliarono di ogni entusiasmo per la Triplice assumendo un atteggiamento di riserva; ma quando, nel settembre del 1914, l'Austria subf le prime sconfitte in Galizia e l'avanzata tedesca venne fermata sulla Marna, cominciarono ad invocare la guerra contro l'Austria e la Germania. Uno di loro, il filosofo Giovanni Gentile, ha scritto: "L'essenziale era fare la guerra: con la Ger– mania o contro la _Germania." 4 Furono essi che formularono e condussero durante la guerra una campagna di propaganda per il programma massimo di ingrandimento territoriale. Il loro capobanda era Gabriele D'Annunzio. Questo dilettante di sadiche emozioni stava invecchiando, e la sua arte perdeva il vigore della giovinezza. I suoi scritti di quegli anni fanno pensare ai sogni di gloria, di ricchezza, di sangue e di concupiscenza di un cameriere. Il popolo italiano, con il suo buon senso e l'innata umanità, non capf mai niente di questo caso di teratologia morale. Tutti coloro che dovettero spiegare agli italiani la necessità di affian– carsi all'Intesa antitedesca mai si servirono dei messaggi che D'Annunzio metteva fuori. Si doveva ricordar loro i doveri di giustizia verso gli italiani soggetti ali'Austria e verso il Belgio invaso a tradimento, e si doveva presen– tare la guerra come il solo mezzo perché questo mondo tormentato ottenesse una giusta pace. Ma fuori d'Italia l'opera di questi uomini oscuri non fu mai conosciuta né apprezzata. Fuori d'Italia D'Annunzio era conosciuto come il piu grande poeta italiano vivente, e sapeva ben lui coµ1e promuovere la pub– blicità intorno al suo nome. Nessun altro paese ebbe, come l'Italia, la mala 4 G. GENTILE, L'essenza del fascismo, nel volume La civiltà fascista, Torino, U.T.E.T., 1928, p. 98. .. 374 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=