Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Il colpo di stato del maggio 1915 ziativa che avesse come scopo un mutamento nello status quo della penisola balcanica. Se tale status quo veniva infranto in conseguenza di eventi impre– vedibili, i due gabinetti dovevano consultarsi reciprocamente prima di fare qualsiasi passo. Il loro accordo doveva basarsi sul principio che nessuno dei due avrebbe ottenuto vantaggi territoriali o di altro genere che mutassero lo status quo senza concedere all'altro un vantaggio corrispondente. 3 L'ultimatum, che il gabinetto di Vienna aveva inviato alla Serbia nel luglio 1914, non era stato preceduto da nessuna cons~ltazione reciproca. La guerra che aveva fatto seguito a tale ultimatum si proponeva un mutamento dello status quo balcanico, e si trattava di una guerra di aggressione e non di una guerra difensiva. Il governo italiano avrebbe avuto il diritto di protestare contro la violazione del trattato di alleanza da parte del governo austriaco. Viceversa fu scelta una strada diversa. Il governo italiano affermò che il trat– tato non lo impegnava ad affiancarsi con le potenze centrali nell'approssi– marsi di una guerra non difensiva, e quindi, il 2 agosto 1914, scoppiato· il conflitto europeo, venne annunciato che si sarebbe rimasti neutrali. Nello stesso tempo, il governo italiano insistette sul fatto che il trattato di alleanza impegnava il governo austriaco a concedere all'Italia compensi corrispondenti a tutti i vantaggi che l'Austria avrebbe ottenuto nei Balcani in seguito alla guerra. In Italia, all'annuncio dell'ultimatum austriaco alla Serbia nel luglio del 1914, il partito nazionalista si dichiarò favorevole all'intervento immediato in guerra a fianco delle potenze centrali; ma i nazionalisti si trovarono paraliz– zati da una vasta ondata di avversione morale che si fece subito manifesta in tutti i ceti del popolo italiano non appena venne resa nota la brutalità dell'ul– timatum austriaco. Fu allora che il governo annunciò che si sarebbe rimasti neutrali. Giolitti annunciò pubblicamente che la dichiarazione di neutralità era legittima e che essa aveva il suo consenso pieno. La schiacciante maggio– ranza del popolo italiano e degli uomini politici accolsero la neutralità con un profondo senso di sollievo, e d'improvviso Salandra divenne popolare. In un momento come .guello, Giolitti non avrebbe potuto rovesciare il gabihetto senza sollevare in tutto il paese· ondate di indignazione. Tuttavia, sotto quella unanimità, circolavano delle correnti contrastanti. Gli italiani si divisero subito in due gruppi: coloro che volevano che la neu– tralità fosse mantenuta sino alla fine della guerra, e che perciò si dicevano di un trattato che nei confronti della Francia era strettamente difensivo e pacifico. Il ministro degli Esteri Delcassé, il 3 luglio 1902, rese pubblico il contenuto di questa dichiarazione. Frat– tanto, il 28 giugno, era stato firmato, tra i governi tedesco, italiano e. austriaco, il nuovo trat– tato di alleanza. Un trattato, anche quando sia stato firmato, non diventa effettivo sino alla ratifica. I documenti di ratifica vennero scambiati 1'8 luglio, cioè cinque giorni dopo che Del– cassé aveva reso pubblico l'impegno italiano. Dato. che i documenti di ratifica vennero scam– biati dopo il pubblico annuncio di Delcassé, e dato che né il governo tedesco né quello au– striaco sollevarono nessuna protesta o riserva prima dello scambio delle ratifiche, e meno che mai rifiutarono di scambiarle, è evidente che essi riconoboero l'intesa dell'Italia con la Fran-· eia come in perfetto accordo .con la Triplice Alleanza. 8 Tale impegno era incondizionato, cioè aveva valore anche nel caso di una guerra, in cui l'Italia non fosse impegnata a partecipare a fianco delle potenze centrali. 373 •Bibloteca Gino Bia·nco

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