Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 bastava il Manifesto comunista, e la dottrina della mmoranza organizzata che mediante un colpo di mano rovescia la borghesia risaliva tra i socialisti almeno a Blanqui. Quan– do nacque Mussolini la tradizione cospiratrice era ancora viva in Romagna, e coinci– deva perfettamente con le dottrine di Blanqui; Mussolini non doveva niente a Pareto. Del resto la dottrina della élite in una forma che suonasse gradita ai partiti antidemo– cratici non fu Pareto a inventarla; lui l'aveva appresa da Gaetano Mosca, un brillante studioso che nel 1896 aveva elaborato sistematicamente una dottrina delle minoranze organizzate definendole " classi dirigenti, " con termine assai piu proprio che non quello paretiano di " élite. " A partire dal 1921, Pareto vide nel movimento fascista lo spietato assalto borghese antisocialista, di cui venti anni prima aveva auspicato l'av– vento. Non fu Pareto a insegnar niente a Mussolini, fu Mussolini che esaudf i desideri di Pareto. Quando Mussolini divenne Duce del fascismo, i suoi agiografi inventarono per lui un albero genealogico che risaliva sino al primo Medioevo, e una genealogia intel– lettuale in cui Sorel, Pareto, Nietzsche, e molti altri personaggi altolocati vennero re– clutati per preparare la strada al redentore. Anche William James ebbe il suo posti– cino in quel pedigré. La genealogia intellettuale era falsa quanto quella familiare; per esempio, Mussolini non aveva mai letto una pagina di James, sapeva solo che James era un " pragmatista, " e pensava che tale parola significass~ un uomo che si infischia dei princip1 e guarda soltanto ai risultati pratici; e quindi si vantò di essere un discepolo di William James, il quale sarebbe inorridito al conoscere una tale definizione del pragmatismo. La piu strabiliante menzogna che si deve alla signora Sarfatti è quella che Mus– solini fosse un buon patriotta anche quando, durante la guerra italo-turca del 19n-12, come socialista estremista faceva propaganda antimilitarista e a favore del sabotaggio. Nel settembre del 19II, quando la guerra sembrava imminente, Mussolini invitò il "proletariato " italiano a fare uno sciopero generale. "Noi aspettiamo fiduciosi gli eventi. Quasi sempre la guerra prelude alla rivoluzione. " 22 Le dimostrazioni socia– liste contro la guerra assunsero forme violente a ForH, dove Mussolini pubblicava il settimanale Lotta di Classe. In quei giorni Mussolini scrisse e parlò esaltando la " nuova mentalità rivoluzionaria che va scrostando e spezzando il pacifismo riformista e cal– colatore. " "Noi siamo stati i primi a famigliarizzare gli operai coll'arma del sabo– taggio. " " Ancora qualche anno di buona propaganda e questa folla sarà capace di grandi eroismi. " 23 Mussolini fu arrestato, processato e condannato a un anno di pri– gione per " incitamento al delitto "; al processo egli sostenne che lo sciopero gene– rale non era stato proposto da lui, che egli non era un operaio ma un giornalista, e non intendeva esercitare nessuna influenza sul proletariato; lo sciopero generale era stato "merito del proletariato forlivese" 24 ; nell'opporsi alla spedizione di Libia egli si era posto " sul terreno dell'amor patrio," 25 dato che la conquista della Libia non sarebbe stata di nessuna utilità per il popolo italiano; il suo sabotaggio non era quello " dei vandali o dei teppisti, " ma quello che rispetta " la incolumità dei cittadini. " 26 " Le sue conclusioni, al pari della maggior parte delle sue affermazioni, furono, senza qubbio, dettate dalla dominante volontà di convincere il Tribunale della sua inno– cenza: per la qual cosa bisognava necessariamente minimizzare l'importanza della sua propaganda e della sua attività contro la guerra, e prospettarla come ispirata ad alti sensi patriottici. Il comportamento di Mussolini al processo ci rivela soprattutto una spiccata capacità e facilità di destreggiarsi con astuti mezzi termini. " 27 Una volta arrivato al potere, il processo di Forlf divenne una prova del fatto che Mussolini era sempre stato un patriotta; inoltre venne attribuito a ~ussolini un di- 37° 22 G. MEGARO, op. cit., p. 283. 23 Ibidem, p. 285. 24 Ibidem, p. 288. 25 Ibidem, p: 290. 26 Ibidem, p. 296. 27 Ibidem, p. 300. BiblotecaGinoBianco

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