Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'assetto politico del 1914 1900 e il 1905, come seguaci del sindacalista rivoluzionario francese Georges Sorel. Il proletariato si deve organizzare nei sindacati al di fuori della poli– tica e del meccanismo amministrativo creato dalla " borghesia "; i proletari si devono barricare nelle loro organizzazioni come in fortilizi dai quali sferrare la loro guerra di classe; i sindacati devono .essere i pilastri fondamentali della nuova società "sindacalista" in opposizione alla vecchia struttura democra– tica e parlamentare, in modo da essere in grado di liberarsi di essa il giorno della rivoluzione sociale e mettere in opera la dittatura del proletariato; il pro– letariato si deve emancipare dalle illusioni elettorali, dai compromessi parla– mentari, dalla tattica evoluzionista e legalitaria e dai leaders social-riformisti. 4 Nei sindacati e nel partito socialista non si prestò molta attenzione al loro vangelo, ed essi si stancarono subito di predicare ai sordi, e dal sindacalismo passarono al nazionalismo, seguendo anche in questo l'esempio del loro mae– stro, Georges Sorel, che tra il 1907 e il 1910 era passato ai nazionalisti e ai monarchici della Action Française. La nuova dottrina non era altro che una versione italiana del prussiano culto dello stato, uno " stato " deificato come ente assoluto di fronte al quale i diritti individuali non contano nulla. A essere giusti si deve dire che nessuno di loro aveva mai letto né Hegel né Treitschke: la dottrina prussiana era giunta loro attraverso la Francia. I loro maestri diretti furono i nazionalisti francesi, Barrès, Daudet e Maurras. I na– zionalisti francesi volevano una restaurazione monarchica antiparlamentare; rispetto alla religione cattolica non erano né credenti né praticanti, ma consi– deravano la organizzazione della Chiesa cattolica come una grande forza in– ternazionale, e sostenevano un'alleanza tra Stato e Chiesa non solo per costi– tuire un fronte comune contro il socialismo, ma anche per potenziare l'in– fluenza della Francia nel mondo. I nazionalisti italiani non avevano bisogno di nessuna restaurazione monarchica, ma sostenevano anch'essi l'alleanza tra Stato e Chiesa contro il socialismo, in concorrenza con i nazionalisti francesi. La Repubblica francese aveva rotto i ponti con la Chiesa e abbandonato il posto di figlia maggiore della Chiesa che una volta la Francia aveva occupato; spettava all'Italia occupare quel posto e, appoggiata dalla Chiesa cattolica, estendere nel mondo la sua influenza. Una appendice al sistema francese, ca– ratteristicamente italiana, era la scoperta che a questo mondo ci sono nazio– ni "capitaliste" e nazioni "proletarie," e che tra questi due tipi di nazioni esiste un eterno conflitto simile alla " lotta di classe " che nelle società a base industriale divide i capitalisti dai proletari. L'Italia era povera e prolifica: quindi una nazione "proletaria." La lotta dell'Italia proletaria cop.tro-le na– zioni capitaliste doveva prendere il posto della lotta di classe all'interno della nazione; se voleva sopravvivere, l'Italia doveva raccogliere tutte le sue forze, disciplinare il suo "materiale umano" con mano di ferro, armarsi quanto era possibile, e al momento giusto attaccare una delle nazioni capitaliste spossata 4 G. GuY-GRAND, La philosoPhie syndicaliste, Paris, Grasset, 1911; L. L., LoRWIN, voce Syndicalism, in Encyclopedia of the Social Sciences, XIV, pp. 496-499. 357 ibloteca Gino Bianco

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