Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La rivoluzione che non ci fu scevichi," considerando però, in un modo che è in verità arbitrario, tutte le persone che si erano trovate coinvolte nei disordini. Tra queste 65 vittime 35 appartenevano alla polizia. Per una esatta valutazione di questi dati, non si deve dimenticare: 1, che sfortunatamente in Italia la vita umana è tenuta in minor conto di quanto non si dovrebbe in un paese civile; 2, che gli italiani, nel 1919 e 1920, avevano appena fatto ritorno dal fronte, dove certo non avevano imparato il rispetto per la vita umana. Il 18 dicembre 1922 i fascisti torinesi uccisero in un sol giorno ventun persone. Sarebbe bene che la gente tenesse a mente questi fatti quando sente parlare del "sanguinario prepotere bolscevico" in Italia nel 1919 e 1920. L'amico che fece per conto mio lo spoglio cui ho accennato sopra trovò per lo stesso periodo 109 "bolscevichi" uccisi dalla polizia durante scontri per le strade, e 22 bolscevichi uccisi da altre persone. 22 Il "dominio socialista," come è chiamato dai propagandisti fascisti,2 3 non era cosf asso• luto come essi vorrebbero farci credere. Secondo un'altra leggenda i disordini del 1919-20 erano invariabilmente provocati dai "bolscevichi." Il periodo di piu seri disordini va dal giugno 1919 al settembre 1920. L'incendio delle tipografie dell'Avanti! compiuto da un gruppo di seguaci di Mussolini, è dell'aprile 1919, quando le violenze pro• letarie erano a malapena cominciate. Il 13 novembre 1919, a Lodi, alcuni se– guaci di Mussolini spararono dei colpi di rivoltella in un teatro dove si teneva un comizio elettorale, uccidendo tre persone e ferendone otto. Quattro giorni dopo, a Milano, durante un corteo socialista che transi– tava per via San Damiano per festeggiare la vittoria nelle elezioni parlamen• tari, un " ardito, " certo Virtuani, accompagnato da Albino Volpi, uno dei "bravi" di Mussolini, gettò unà bomba. Cesare Rossi, che allora era vice• direttore del Popolo d'Italia, aveva visto Mussolini e Volpi, poco prima· che la bomba venisse gettata, discutere insieme nell'ufficio del Popolo d'Italia. 24 Qualche settimana dopo, due altri redattori del Popolo d'Italia rivelarono che Mussolini aveva "sostituito alle bande armate di volenterosi che rappresen– tavano la naturale e disinteressata difesa del giornale, altre bande raccogliticce di arditi e di borghesi pagati un tanto al giorno ed organizzati a scopi d'inti– midazione e di violenza. " 25 Quanto all'amnistia ai disertori, va tenuto presente che, durante la guer- 22 Si vedano i seguenti numeri del " Corriere della Sera " dai quali sono stati presi i fatti: 1919: 12 giugno, 8, 9, 10 e 14 luglio, 8 e 12 agosto, 10 e II ottobre, xo, 14, 15 e 18 novembre, 3, 4, 7, 18 e 29 dicembre; 1920: 13 gennaio, 25 febbraio, 1, 2, 6, 13, 24, 25 e 26 marzo, 1, 6, 7, 8, 10, 11, 20, 23 e 25 aprile, 3, 4, 5, 6, 9, 14, 22, 25, 26 e 27 mag– gio, 10, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30 giugno, 1, 2, 15, 16, 26, 27 e 28 luglio, 3, 4, 10, 12, 17, 24, 30 e 31 agosto, 3, 7, 9, 11, 12, 13, 21, 22, 23 e 28 settembre. Luigi Fabbri (op. cit., p. 25) calcola che dall'aprile del 1919 al settembre del 1920 si siano avuti tra i civili coinvolti nei disordini un totale di 320 morti. Non sono in grado di controllare questo dato. 28 LUIGI VILLARI, The Awakemng of Italy, cit., p. 56. 24 Memoriale di Cesare Rossi dell'u febbraio 1925, e appunti inediti dell'agosto 192z in mio possesso (cfr. in proposito la n. 1, p. 205 del presente volume [N.d.C.] ). . 26 Sentenza della commissione arbitrale della associazione lombarda giornalisti, pubblicata nel " Secolo," 14 febbraio· 1920. loteca Gino Bianco

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