Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 giorno di elezioni. 8 E sta di fatto che la percentuale di cittadini in Italia che si recavano alle urne nella giornata elettorale variava dal 55 al 60% degli elet– tori iscritti. 9 Il significato di questo fatto appare chiaro tenendo presente che: 1) Non esiste in questo mondo nessun popolo che possieda una educa– zione tanto perfetta che tutti, nessuno escluso, si rechino alle urne il giorno delle elezioni. Negli Stati Uniti, nelle elezioni presidenziali del 1932, solo 40 milioni di votanti si recarono a votare, cioè il 57%; nel 1936, 45,8 milioni, il 62%; nel 1940, 49,6 milioni, il 65%. · 2) Negli Stati Uniti i cittadini vengono iscritti durante la campagna elet– torale nel luogo di residenza, nel calore della lotta politica. In Italia i citta– dini venivano iscritti dal sindaco nel luogo di nascita e in tale località dove- • vano recarsi a votare, a meno che entro il mese di dicembre, in previsione di una campagna elettorale, non avessero fatto una domanda per far trasferire la propria iscrizione al luogo di residenza. Quindi molti impiegati statali, uomini d'affari o lavoratori che non si trovavano nel loro luogo di nascita il giorno delle elezioni, avrebber·o dovuto fare un lungo e costoso viaggio per esercitare il loro diritto. Tutto ciò era causa di molte astensioni. Inoltre coloro che sta• vano prestando. servizio militare, che durava tre anni, non potevano vo– tare, e nelle statistiche figuravano come assenti. Quando ebbe luogo la prima elezione a suffragio universale nel 1913, molti milioni di lavoratori si guadagnavano da vivere come emigranti in Austria, Germania, Svizzera, Francia, paesi del bacino Mediterraneo, Nord e Sud America. Cosf nel 1913 non piu del 60,4% e nel 1919 il 56,6% dei votanti iscritti si recarono alle urne. Se si tengono presenti queste circostanze, si deve concludere che la per– centuale italiana di votanti non sfigura in confronto con la percentuale in– glese, che di regola è di circa il 78-80 per cento. Nel 1903, nel settimanale Minerva, uno scrittore politico, Federico Gar- landa, fece le seguenti osservazioni: Da noi tutti i cittadini discuton di politica. Ogni italiano che si rispetti passa ogni giorno un'ora o due al caffè a discuter di politica fin che ne ha fiato. Chi appoggia la sinistra e chi l;i destra; chi esprime opinioni repubblicane e chi socialiste. Ma se doman– date a ciascuno di questi spiritati interlocutori: Scusi, di che partito è lei?, potete essere sicuri che novantanove volte su cento la risposta sarà: Io non appartengo a nessun partito. 10 . Il discutere troppo di politica forse non è indice di saggezza, ma certa– mente non è indice di indifferenza; viceversa il non appartenere a nessun partito può essere considerato come saggezza. La sola cosa che non si può sinceramente dire è che gli italiani fossero indifferenti alla politica. 8 B. KING and T. 0KEY, Italy To-Day, London, J. Nishet & Co., 1901; H. FlNER, Mus– solini's Italy, London, Gollancz, 1935, pp. 65-66; M. HENTZE, Pre-Fascist Italy, London, Allen & Unwin Ldt., 1939, pp. 40-41. 9 Il signor Bruno Roselli, parlando il 22 gennaio 1927 alla New York Foreign Policy Association (Italy under Fascism, p, 10), disse: "Il sessanta per cento degli elettori iscritti non ebbe mai il desiderio d_i disporre del privilegio che era loro concesso. " Egli attribuiva il sessanta per cento non per indicare coloro che si recavano alle urne, ma per indicare coloro che non vi si recavano. 1 ° Cit. trad. BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=