Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

L'arretratezza dell'Italia e il " Volksgeist" il 1860 e il 1880 il numero degli elettori non superava i 250.000; aile elezioni generali del 1913 si recarono alle urne cinque milioni di votanti. Nel Mezzo– giorno le elezioni erano viziate dalle pressioni e dalle violenze governative; ma al Nord la vita pubblica si svolgeva in modo onesto e decente. Durante la guerra mondiale in Italia non si ebbe nessun caso di selvaggia persecuzione contro gli avversari della guerra, come avvenne invece in Ame– rica; non si ebbero soppressioni di giornali, né condanne a trenta anni di car– cere per il reato di pacifismo, né licenziamento di ins~gnanti, sospensione del– l'insegnamento del tedesco, o altre forme di metodi illiberali. Chi scrive criticò apertamente durante quegli anni la politica estera del governo e si oppose te– nacemente al progetto di annessione all'Italia della Dalmazia, ma non ci fu mai la minima idea che egli potesse per questo essere congedato dal suo posto di insegnante universitario. Se questa non è democrazia - democrazia imper– fetta, certamente, democrazia in cammino - nessuno saprà mai che cosa in realtà è la democrazia. È vero che il suffragio universale, l'elemento piu caratteristico di una costituzione democratica, fu concesso in Italia solo nel 1912. Sino al 1881 il diritto elettorale apparteneva a quei soli cittadini maschi che avevano rag– giunto l'età di 25 anni, e pagavano non meno di 40 lire all'anno di im– poste dirette, e che sapevano leggere e scrivere. In quell'anno il numero degli elettori ammontava a 662.000, cioè al 2,2% della popolazione, mentre con il suffragio universale limitato alla popolazione maschile circa il 30% della popolazione avrebbe avuto il diritto di voto. Nel 1882 il diritto elettorale fu esteso a tutti i maschi che avevano raggiunto il ventunesimo anno di età e sapevano leggere e scrivere, pagassero o non pagassero imposte dirette; ma se i cittadini non erario iscritti nel registro dei contribuenti dovevano dimo– strare di avere almeno frequentato la terza elementare in una scuola comunale. In tal modo il numero degli elettori iscritti saHa 2.112.000 (7,39% della popo– lazione), e tra il 1882 e il 1912 tale numero saH a 3.329.000 (9,28% della popolazione). Nel 1912, una nuova riforma elettorale estese il diritto di voto a tutti i maschi che avessero raggiunto il trentesimo anno di età o avessero pre– stato il servizio militare, che sapessero o non sapessero leggere e scrivere. Si pensò che l'esperienza della vita è piu importante del saper leggere e scrivere. Milioni di contadini erano ancora analfabeti, ma erano stati in America ed erano ritornati a casa con i loro risparmi e con una esperienza di vita mag– giore di quella, ad esempio, di un giovin signore che leggiucchiava i romanzi francesi, ma non aveva mai avuto nella vita da superare altra difficoltà che quella di aggiustarsi la cravatta innanzi allo specchio. Il numero degli elet– tori saHa 8.672.000, cioè il 24,2% della popolazione. Ma se il suffragio univer– sale era lento ad arrivare, le altre istituzioni· della democrazia politica erano vecchie di mezzo secolo. Anche osservatori liberi da pregiudizi hanno accettato e diffuso l'opinio?e che gl'italiani non erano interessati a fare uso dei loro diritti poli~ici, e a prova di questa indifferenza indicavano la bassa percentuale di italiani votanti nel 347 BiblotecaGino Bianco

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