Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La ripresa de/l'Italia I tecnici parlamentari erano persuasi che il deficit fosse destinato a riapparire perma– nentemente nei bilanci futuri, e sembrava non vi fosse modo di eliminarlo.5 Anche il conte Volpi, parlando al Senato il 9 dicembre 1926, ricordò come fosse " spaventosa e drammatica " la situazione dell'Italia alla vigilia della marcia su Roma: "La rivoluzione fascista dell'ottobre 1922 ha ereditato dai cessati governi un bilancio (1921-1922) con 15 miliardi e 760 milioni di disavanzo." Nessuna notizia delle spese straordinarie prodotte dalla guerra è dato trovare nel libro di C. E. McGuire ltaly's lnternational Economie Position. Non fa meraviglia quindi che l'autore concluda che " si deve all'amministrazione fascista tutto il credito per il mi– glioramento decisivo " delle finanze italiane. 6 Nel 1927 i "·parliamentary experts " in– ventati da Villari, diventarono nelle mani del signor T. W. Lamont, socio della banca Morgan, " i leaders del partito al potere ": " Uno dei leaders del partito al potere di– chiarò allora che il disavanzo era inevitabile per un indefinito numero di anni. " 7 Il caso del signor Lamont merita una particolare attenzione, data l'autorità del– l'uomo, come socio di una delle maggiori banche del mondo. Nell'aprile 1925 egli aveva fatto la seguente affermazione del tutto veritiera: Immediatamente dopo la firma del trattato di pace, l'Italia intraprese con gran coraggio la restaurazione delle sue finanze. Il sistema tributario fu riorganizzato secondo i bisogni del dopoguerra, e, senza contare sugli incerti pagamenti per le riparazioni, il ministro italiano delle Finanze si dedicò a coprire tutte le spese ordinarie per mezzo delle entrate ordinarie. In conseguenza di questa politica, i disavanzi furono ridotti da circa I s miliardi nel 1919 a circa 3 miliardi nel 1922. 8 Nel 1927 il signor Lamont dette una versione del tutto diversa: Quando il regime fascista venne al potere, verso la fine del 1922, l'Italia sembrava bar– coltare sull'orlo del comunismo e del bolscevismo (... ). Le finanze del governo centrale erano malsane; i debiti si accumulavano (... ). I disavanzi del bilancio avevano raggiunto propor– zioni allarmanti, sebbene i precedenti governi li avessero già largamente ridotti. Nell'anno fiscale 1920-21, due anni prima che l'attuale governo entrasse in carica, il deficit aveva supe– rato i 1 7 miliardi. Grazie ad un rigido controllo delle spese e ad un coraggioso programma di tassazione, tale situazione venne posta sotto controllo. Il deficit del 1922-23, anno in cui entrò in carica l'attuale governo, venne ridotto a circa tre miliardi di lire.9 In altre parole, il signor Lamont ignorò le spese straordinarie prodotte dalla guerra del 1915-18 e che si erano dovute pagare, e decise che prima della marcia su Roma il debito pubblico si andava accumulando per il fatto che le finanze italiane erano malsane. Nel 1927, Mademoiselle Lion scrisse: Il deficit di bilancio che era di circa 160 milioni di lire nell'anno fiscale 1914 era salito a circa 23 miliardi nel 1918-19. Le previsioni erano cosi tetre che De Nava, ministro del Tesoro, il 26 luglio 1921 annunciò un idteriore deficit per circa s miliardi. I vuoti spa– ventosi, che le amministrazioni avevano prodotto nell'apparato finanziario, erano dovuti alla pressione dei bolscevichi, intenti alla distruzione del capitale.lo Mademoiselle Lion fu la prima a scoprire che il deficit del I 9 I 8-19 era arrivato a quasi 23 miliardi, e che la "pressione bolscevica " si era fatta sentire sul governo ita– liano proprio nell'anno fiscale in cui era al potere un gabinetto conservatore, che aveva Sonnino per ministro degli Esteri. 5 P. 103. 8 P. 85. 1 "Survey Graphic, " New York, March 1927, p. 724. 8 " Trade Bulletin of the Italy-America Society, " April 1925, pp. 1-2. 9 "Survey Graphic," New York, March 1927, pp. 723-724. 10 The economie life of fascist Italy, in "Dublin Review, " Oct. 1927, pp. 279-81. ·aM1oteca Gino Bianco 339

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