Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 Lushnje. Tale accordo fu seguito, il 2 settembre 1920, dal ritiro delle truppe italiane dal territorio albanese. Il 17 dicembre 1920 l'Albania venne ammessa alla Società delle Nazioni. Ma l'Italia rimase in possesso dell'isola di Saseno all'entrata del golfo di Vallona in modo da annullarne il valore militare: esso non poteva essere utilizzato né come base militare a favore dell'Italia né con– tro. Inoltre nel 1921 le grandi potenze stabilirono che "la violazione delle sue frontiere e qualsiasi attentato contro l'indipendenza dell'Albania avrebbe costituito un pericolo per la sicurezza italiana. " Nel caso che tale pericolo si manifestasse, la restaurazione delle frontiere sarebbe stata affidata all'Italia. Si trattava di un artificio per lasciare "mano libera" al governo italiano nei confronti dell'Albania. La Società delle Nazioni non avrebbe mai dovuto . permettere che uno dei suoi membri fosse considerato come incluso nella sfera d'influenza di un altro membro. Essa avrebbe dovuto rifiutare la registrazione di tale accordo. Non lo fece, "capitolando" di fronte ai malfattori. Una soluzione ragionevole al piu acuto dei problemi di politica estera, quello dei rapporti italo-yugoslavi, fu data dal ministro degli Esteri Sforza con il Trattato di Rapallo (novembre 1920 ). Con questo trattato il governo di Bel– grado riconosceva l'annessione all'Italia delle città di Gorizia e Trieste, e del loro hinterland quale era segnato dalla frontiera yugoslava del 1940, e l'annes– sione di tutta l'Istria sino alle porte di Fiume. Il governo italiano lasciava alla Yugoslavia tt1;ttala Dalmazia, esclusa la città di Zara, che veniva annessa all'Italia. Fiume rimaneva una città libera, e si doveva costituire un consorzio misto di fiumani, italiani e yugoslavi per provvedere ai suoi interessi marit– timi. Nel dicembre questo trattato veniva approvato dalla stragrande mag– gioranza sia alla Camera che al Senato. D'Annunzio da Fiume proclamò che piuttosto che arrendersi sarebbe morto. Ma quando si rese conto che il go– verno faceva sul serio, dichiarò che l'Italia non era degna che lui si saèrifìcasse per essa, e si ritirò. Nessun disordine serio ebbe luogo in Italia per causa sua. Nel gennaio del 1921 venne firmato un trattato con il quale Yugoslavia, Cecoslovacchia, Rumania e Italia si impegnavano a non permettere una re– staurazione degli Asburgo né in Austria né in Ungheria. Si apriva per l'Italia la possibilità di fare da mediatrice tra i governi nati dallo smembramento del– l'Impero austro-ungarico e quelli di Austria, Ungheria e Bulgaria, per cor– reggere poco alla volta le decisioni troppo drastiche del Trattato di Trianon. In tal modo l'Italia si trovava nella posizione di poter esercitare una notevole influenza morale e politica nella penisola balcanica e nel bacino danubiano, senza venir sospettata di "machiavellismo" o di "imperialismo." Quanto alle mire territoriali italiane in Asia Minore, Sforza fu il primo degli uomini di stato occidentali a riconoscere che la Turchia non era piu la stessa di prima della guerra, costretta a disperdere le proprie forze per te– nere soggetti i popoli cristiani nella penisola balcanica, e i popoli arabi nel Medio Oriente. Essa aveva acquistato una solida unità nazionale con la quale quindi si dovevano fare i conti. Perciò Sforza rinunciò a tutte le pretese terri– toriali in Asia Minore, ottenne dai turchi un trattato commerciale vantaggio- 334 BiblotecaGino Bianco

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