Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La ripresa dell'Italia rante la guerra meno quella parte del debito estero che rappresentò ricchezza non distrutta e che non fu pagata. La guerra produsse grandi spostamenti di ricchezza da individuo a individuo, non diminuf la ricchezza del paese nel suo 1ns1eme. Né l'aumento del debito interno del governo fu cosf disastroso come a prima vista potrebbe ~embrare. Dal 1915 al 1922, esso saH da 15 a 93 miliardi di lire. Ma mentre le lire del 1915 erano lire-oro, le lire del 1922 erano lire– carta, cioè erano meno che 20 miliardi di lire-oro.. Questo vuol dire che la guerra costò al governo italiano non piu di cinque miliardi di lire-oro. La unificazione politica, fra il 1859 e il 1870, aveva prodotto un aumento nel debito pubblico di 6 miliardi di lire-oro. Nel 1922 i 39 milioni di italiani po– tevano sopportare i cinque miliardi spesi nella guerra mondiale assai meglio che i 27 milioni di italiani del 1871 potessero sopportare i 6 miliardi della unificazione. Finalmente - e certamente non fu questo il fattore meno importante - vi fu il lavoro del popolo italiano, sempre pronto a fare la sua parte. Non fa meraviglia quindi che, finita la guerra, abbia avuto luogo un processo di ripresa. Già nel 1920 i sintomi della ripresa erano cosf appariscenti che il Credito Italiano notò "il crescere di vecchie inùustrie, nuove vaste installazioni, un piu razion~le sistema di lavoro, una grande trasformazione nei metodi tecnici." La struttura economica del paese si è molto migliorata in questi ultimi anni. Le in– dustrie si sono meglio specializzate, cosi che il ciclo di produzione, nel quale prima vi erano delle lacune, è oggi piu completo. 26 Ecco altre testimonianze di questo fatto: La guerra stimolò quasi ogni ramo dell'industria, e l'introduzione dei turni di la– voro condusse alla espansione degli impianti e a nuovi processi produttivi nei quali prodotti secondari, una volta negletti, erano utilizzati. La estrazione del minerale di ferro e la pro• duzione del ferro di prima lavorazione e dell'acciaio aumentarono grandemente. L'eser– cito ebbe bisogno non solo di armi e munizioni, ma anche di altri prodotti in grande quan• tità, dalle stoffe di lana a quelle di canapa, dalle scarpe alle automobili, dalla gomma alla carta, dai prodotti chimici ai cantieri navali. 27 Durante la ·guerra, l'entrata in attività di nuove centrali, l'estensione di quelle già esistenti e l'intensificato sfruttamento degli impianti consentirono un rapido sviluppo della produzione e del consumo di energia elettrica, ottenuta quasi esclusivamente da impianti idrici, specialmente nell 'ultirrto biennio bellico. 28 . L'industria laniera italiana, intorno al 1913, disponeva di 800 mila fusi, di 16 mila telai meccanici e di forse 20 mila telai a mano. (...) Erano installati, alla fine del 1918, (...) circa 470 mila fusi di cardato, (...) 420 mila fusi di pettinato, (...) 145 mila fusi di ritor– citura, 17 mila telai meccanici. (...) Negli anni di guerra è grandemente aumentato il bisogno di manufatti di lana, specialmente per l'esercito; al maggiore bisogno si è sup- 28 CREDITO ITALIANO, L'Italie économique: son évolution progressive au cours des vitigt– cinq dernières années et. sa situation actuelle, r895-r920, Milano, 1920, pp. 104, 108. 27 L. EINAUDI, voce Italy, in Encyclopaedia Britannica, 1926, p. 574. · 28 G. MORTARA, Prospettive economiche I923, cit., p. 278. ibloteca Gino Bianco

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