Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 Riccardo Bachi scrisse alla fine del 1922: Il meccanismo dell'economia italiana si è in complesso rivelato assai piu solido e consistente di quanto si potesse presumere. (...) Ad un anno di distanza dal punto piu acuto della crisi, appaiono all'orizzonte dei lembi di azzurro, che possono ispirare un giudizio piu ottimistico. 22 La ripresa italiana negli anni del dopoguerra sembra quasi miracolosa. Per spiegarla si devono prendere in considerazione tre fatti: (a) La guerra mondiale, sconvolgen~o la struttura economica del paese la rafforzò sotto molti aspetti. Molte industrie ampliarono i loro impianti e adottarono metodi piu efficienti per fornire prodotti che non potevano piu essere importati dall'estero. Una legge, che esentava i profitti di guerra dalla soprattassa di guerra se erano investiti nell'ampliare le fabbriche o migliorare il macchinario, consigliò molte aziende a investire vasti capitali nel perfezio– nare gli impianti. 23 Non appena cessò la guerra, le rimesse degli emigrati, il movimento dei forestieri e i guadagni della marina mercantile ritornarono a funzionare. Nel 1921 e 1922 il governo italiano non fece piu debiti all'estero, sebbene l'eccedenza delle importazioni sulle esportazioni ammontasse a 8 mi; liardi di lire all'anno. Questo prova che la bilancia dei pagamenti internazio– nali nel 1922 era in equilibrio. 24 (b) I 610,8 milioni di sterline e i 1.648 milioni di dollari ottenuti come prestiti di guerra dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti erano avvenuti sotto for– ma di importazioni. Le armi, le munizioni, i cibi e gli abiti per i soldati furono consumati senza lasciar traccia. Ma molta parte consisté in macchinario e materie prime per l'industria e l'agricoltura. Alla fine della guerra vaste quantità di queste ricchezze erano accumulate nei depositi governativi. Il go– verno le vendette al pubblico sotto costo, e da tutto ciò ricavò oltre tre miliardi di lire. 25 Se il debito estero avesse mai dovuto essere pagato, avrebbe rovinato l'economia del paese. Ma nessun pagamento per questo titolo fu mai fatto fino al 1925. Quando arrivò il momento di pagare il conto, le riparazioni ricevute dalla Germania coprirono i pagamenti che occorreva fare all'Inghilterra e all'America. In tal modo i debiti di guerra aiutarono in larga misura l'econo– mia italiana a rafforzarsi. La guerra costò al governo italiano il cresciuto de– bito interno, mentre costò al popolo italiano la ricchezza interna distrutta du- 22 R. BACHI, L'Italia economica nell'anno 1921, cit., pp. VI-VII. 23 L. EINAUDI, La guerra e il sistema tributario italiano, Bari, Laterza, 1927, pp. 148 sgg. 24 " Le rimesse dei nostri emigrati e le spese dei forestieri sono quasi certamente bastate a compensare, nel bilancio degli scambi fra l'Italia e l'estero, il disavanzo degli scambi com– merciali. Da due anni, ormai, l'economia italiana si è emancipata dal sussidio del credito estero, che era stato ancora necessario a sostenerla nel 1919 e nel 1920." G. MoRTARA, Prospettive economiche 1923, cit., pp. xvII-XVIII. " La bilancia dei pagamenti si mostrò (. .. ) in grave squilibrio fino al 1919: ma già nel 1921-22 tale bilancia contrastava con la situazione degli anni 1919 e 1920 e rispecchiava qualche miglioramento nell'economia nazionale ed il suo gra– duale ritorno, dallo svolgimento del periodo bellico e dell'immediato dopoguerra, alla ripresa del lavoro e dei tr.affici internazionali. " Cosi scriveva il conte Volpi, ministro del Tesoro nel gabinetto Mussolini, in "Rassegna Italiana, " dicembre 1925, p. 786. 25 A. DE STEFANI, Documenti sulla condizione finanziaria ed economica dell'Italia, di– cembre 1923, p. 337. Il Bilancio dello Stato dal 1913-14 al 1929-30, cit., pp. 606; 6n. BiblotecaGino Bianco

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