Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal I9I9 al 1929 La presente crisi (...) si è venuta delineando ben decisa sul mercato mondiale lungo la seconda metà dell'anno 1920 e annuncia per il tempo prossimo vicende dolorose e gravi difficoltà economiche. (...) La crisi si è iniziata nella primavera scorsa nel Giappone e si è propagata via via in tutto il mondo. (...) Il tempo prossimo si annuncia assai difficile. 18 Fortunatamente il raccolto del 1921 fu buono e bilanciò la recessione in– dustriale. La vita economica italiana, alla fine del 1921, mostrava molti sin– tomi di convalescenza. Giorgio Mortara scrisse nel dicembre del 1921: L'Italia ha sensibilmente migliorato le sue condizioni nel corso del 1921. ( ... ) Che l'Italia stia in un letto di rose sarebbe temerario sostenere; tuttavia, ricordando gli osta– coli superati ieri, si possono guardare senza soverchio timore le difficoltà di oggi. L'indu– stria agricola, fondamento della nostra economia, appare nettamente avviata versa le condizioni normali (...); quella profonda depressione che è stata conseguenza della guerra è superata. Non meno confortanti, forse anche migliori, sono le condizioni dell'industria zootecnica. L'industria mineraria si risente della depressione industriale esterna ed inter– na: alcuni suoi rami tuttavia si mantengono attivi. Varie sono le sorti delle industrie tra– sformatrici di materie prime. Pochissime sono veramente floride; parecchie attraversano, con varia resistenza, un periodo di rallentata attività; alcune sono in profonda crisi. Me– glio resistono alla riduzione della domanda le tessili, che nel loro complesso costituiscono il ramo piu poderoso e piu vitale delle industrie trasformatrici italiane. Agili nella ricerca dei nuovi sbocchi e pronte nell'adattamento della produzione ai gusti dei mercati, come hanno attraversato senza eccessiva espansione il periodo bellico, cosf superano senza ecces– siva restrizione questi anni di laborioso assestamento. Reggono bene anche le industrie ali– mentari (...). A molte di esse il mercato nazionale consente largo smercio di prodotti (...). L'industria elettrica è in via di espansione. (...) La produzione di energia è inferiore alla domanda; sotto l'impulso del bisogno si riprendono piu attivamente le opere per il mi– gliore sfruttamento delle acque d'Italia. L'industria edilizia e quelle che la provvedono di materiali da costruzione vegetano ancora fiaccamente, non essendo del tutto rimosse, benché siano attenuate, le difficoltà che le hanno paralizzate negli scorsi anni. Alcuni rami dell'industria meccanica si mantengono vivacemente attivi, o per energia propria, come l'industria dell'automobile, o col sussidio di commesse governative, come quelle che prov– vedono alla costruzione ed ai restauri del materiale ferroviario. Le industrie che piu lan– guono sono quelle che, nate o cresciute durante la guerra, avevano assunto (...) una fitti– zia apparenza di rigoglio. ( ...) Col ritorno a condizioni meno anormali, organi che furono utili o necessari divengono parassitari o superflui, o sproporzionati al bisogno (...). Le eli– minazioni e le restri'zioni di siffatti organi (...) corrispondono ad una necessità ineluttabile e (...) apparivano già fatali dal giorno dell'armistizio. (...) In complesso, la depressione delle industrie trasformatrici di materie prime appare grave e diffusa anche in Italia, ma è ben lontana dal raggiungere l'intensità e l'estensione che ha toccato nei maggiori paesi industriali, come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Le condizioni dei mezzi di comu– nicazione terrestri sono sensibilmente migliorate. (...) La flotta mercantile si è accre– sciuta. (...) Nei porti le cose, senza andar bene, vanno un po' meno peggio. Il di– sagio di parecchie industrie nazionali ha determinato una estesa disoccupazione. (...) A questo fenomeno sconfortante fa riscontro, nel campo del lavoro, il fatto confor– tante della maggior continuità e del maggior rendimento delle opere manuali. (...) Una buona fonte di speranze per l'avvenire economico dell'Italia sta nell'andamento degli scambi economici con l'estero. Ancora nel 1920 il valore delle merci importate aveva superato di 10-12 miliardi di lire quello delle merci esportate. (...) Nel 1921, mentre l'eccedenza del valore delle importazioni su quello delle esportazioni è scesa a 5 o 6 miliardi, le spese dei forestieri in Italia sono fortemente aumentate, tanto da compensare largamente la ridu– zione avvenuta nel risparmio degli emigrati. (...) I nostri debiti verso l'estero sono forse 18 R. BACHI, L'Italia economica nell'antio 1919, Città di Castello, r920, p. xn. BiblotecaGino Bianco

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