Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 toria, che la Francia era rovinata, che la Francia doveva prepararsi a fare la guerra ai suoi alleati per prendersi ciò che questi alleati le avevano rifiutato. Che cosa sarebbe accaduto. in Francia se quasi tutti i giornali, i deputati e i ministri responsabili della guerra, o coloro che avevano deplorato la guerra, avessero iniziato una violenta campagna di recriminazione, simile a quella a cui si abbandonarono in Italia Orlando, Sonnino, gli alti comandi dell'eser– cito e della marina, giornali e uomini politici? Se ne sarebbero tornati beati e contenti alle loro case, i soldati francesi, o non avrebbero piuttosto trucidato ministri, deputati e giornalisti, che avevano provocato la guerra e ora procla– mavano che a causa di essa gli "interessi vitali" del paese erano andati in rovina? Il popolo italiano, anche sottoposto ad un trattamento cosf dissennato, non si dette a massacrare i responsabili della guerra, qualunque fosse la loro" fede o partito, come avrebbero meritato; cadde invece in uno stato di mor– bosa irritazione. Chiunque voglia comprendere le agitazioni che ebbero luogo in Italia negli anni del dopoguerra deve tenere presente non soltanto l'esaurimento fisico che tre anni e mezzo di sofferenze avevano causato, ma anche e soprat– tutto il veleno della propaganda disfattista alla quale fu assoggettato il popolo italiano nel 1919. La storia d'Italia, delle sue agitazioni sociali e dei suoi ma– lanni politici nel dopoguerra appare nella sua vera luce solo quando si in– quadri nella cornice psicologica della "vittoria mutilata." Nel suo GoHa, Borgese ha descritto da maestro il morbo che rodeva gli animi della intellighenzia italiana negli anni dal 1870 alla guerra mondiale. Era il cancro romano-imperiale: il ricordo e la nostalgia della grandezza del– l'Impero romano, e insieme un inquieto anelare ad impossibili imprese, che generava delusione e amarezza, e portava gli uomini a mortificare se stessi. L'Italia era schiacciata dal suo passato. Gli americani non hanno passato; vi– vono nel futuro. È quanto hanno di meglio e la loro piu grande fortuna. Un certo grado di intelligente autocritica è un correttivo utile contro la sciocca boria nazionale: tale autocritica è stata giustamente definita come quel "di– vino scontento" che conduce gli uomini a sempre maggiori progressi. Ma una aspettazione assurda e un'opera incessante di degradazione sono veleni che creano la mania di persecuzione e conducono a errori madornali. Invece di porre a confronto il loro presente con il loro passato immediato e prender coscienza del cammino che il loro popolo andava compiendo con eroico e silen– zioso sforzo, gli uomini della intellighenzia italiana giudicavano le condizioni presenti secondo il metro dei ricordi di unà passata grandezza o dei sogni di primati impossibili. La conseguenza fu che nessuna misura di progresso po– teva soddisfarli. Essi ebbero parole soltanto per lamentare la mediocrità, l'in• capacità, la disonestà e i fallimenti dei loro uomini politici. Questa malattia italiana non fu mai tanto diffusa e violenta come negli anni che seguirono la prima guerra mondiale: "Si verificò un miracolo, mai visto prima, di alchimia psicopatica. L'Italia, o almeno la classe intellettuale e 320 BiblotecaGinoBianco

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