Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 c'era una giovane nazione, piena di quelle qualità, che fanno un popolo grande" (Pre– fazione, p. v1). Nel 1910, Okey, Regius Professor di italiano a Oxford, scrisse per la Cambridge Modern History un capitolo sull'Italia contemporanea, dove, per quanto ancora con una intonazione piuttosto pessimistica, si rilevavano i progressi compiuti durante gli ultimi dieci anni. Villari, nella Fortnightly Review del 15 novembre 1912, rimproverava aspramente l'ingiustificato pessimismo di Okey. Lo straniero medio non sa niente dell'Italia che lavora e che produce, e quanto alle sue idee sul Regno esse si possono riassumere in una mezza dozzina di aforismi: l'Italia è il paese piu povero del mondo, la maggior parte della sua popolazione è composta di mendicanti, e tutti sono incredibilmente pigri; ladri e mendicanti si trovano in abbondanza; il governo è comple– tamente corrotto, e sia gli uomini politici che i funzionari non pensano ad altro che ad arric– chirsi a spese del pubblico. ( ... ) I sentimentali radicali (. .. ) non vedono altro che la lotta tra i ricchi e le vittime oppresse che stanno sotto di loro. E questo è spesso l'atteggiamento che assumono i democratici inglesi; un caratteristico esempio di tale at.teggiamento si trova negli scritti di Thomas Okey, il cui capitolo sull'Italia nel XII volume della Cambridge Modern History offre uno dei punti di vista delle cose italiane piu deformati e libellistici. Dopo l'avvento di Mussolini, Okey mi riferi di essere rimasto colpito dall'inaspettata intensità di vendita di ltaly To-Day. Ricercando la causa di questa rinnovata richiesta, trovò che i propagandisti fascisti in Inghilterra e in America raccomandavano il libro a quanti volevano formarsi un'idea sull'Italia prefascista. Nel suo libro The Fascist Experiment, Villari scriveva: Quando, specialmente da parte di osservatori stranieri, si parla della pretesa distruzione da parte di Mussolini della " libertà costituzionale " in Italia, si dimentica del tutto di quanto succedeva prima. ·Due scrittori inglesi, Bolton King e Thomas Okey, nel volume ltaly To•Day, pubblicato nel r 901, danno nel capitolo I un quadro di quella che era l'Italia sotto i cosiddetti governi liberali (p. 89). Sarebbe lo stesso che, a quanti si vogliono render conto di cosa fosse la storia degli Stati Uniti durante il XIX secolo, si consigliasse un libro sugli stati del Sud all'indomani della Guerra Civile. C. E. McGuire, ltaly's lnternational Economie Position, New York, MacMillan, 1926, non ha mai sentito parlare di un periodo di prosperità finanziaria in Italia tra il 1900 e il 1914, e afferma quindi (pp. 52-71) che tutta la storia d'Italia, dal 1860 al 1925, fu una serie di deficit, e che solo con la venuta del fascismo il bilancio italiano si presentò in avanzo. Vedremo che sotto il fascismo avanzi non ce ne sono mai stati. Dopo l'annuncio, dato da Mussolini nel dicembre 1928, del suo proposito di boni– ficare tutte le terre incolte, è venuto di moda parlare della bonifica in Italia, come se questa fosse stata inventata da Mussolini. Villari, ad esempio (ltaly, pp. 13, 263, 264), a proposito di quanto era stato fatto in questo campo prima del 1922, dice soltanto che gli sforzi per prosciugare le paludi e migliorare l'agricoltura erano sfumati nel nulla per gli intrighi parlamentari e per la mancanza di cooperazione, da parte del governo e delle autorità locali, con le iniziative private: " durante e dopo la guerra (il corsivo è nostro), quando le misure contro la malaria subirono una battuta d'arresto e i lavori di bonifica furono sospesi, ci fu anche nel Veneto una ripresa della malaria " (p. II). La verità è che, dal 1882 al 1915, 332.000 ettari di terra vennero completamente pro· sciugati e bonificati e resi in tal modo coltivabili; 416.000 ettari di terra erano già stati bonificati, ma appartenevano a zone nelle quali i lavori di bonifica in corso non erano stati ancora finiti; e si erano già iniziati i lavori in altri 444.000 ettari di terra. Dal 1900 al 1914, il governo spese 390 milioni di lire-oro per la bonifica delle terre, e si calcolò che per terminare i lavori già iniziati sarebbero stati necessari altri 353 milioni di lire-oro. 1 La guerra fece sospendere queste opere e tutti quei lavori che non avevano carattere di urgenza immediata. Ma non appena la guerra fu finita, si riprese a lavorare in pieno. Il 17 ottobre 1919, l'addetto commerciale americano a Roma scriveva nel Commerce 1 Camera dei Deputati. Sessione 1913-15. Doc. xxxiv, 20 luglio 191 s, Terza relazione sulle bonifiche, pp. 22-69, 101-II6; V. PEGLION, Le bo,iifiche in Italia, Bologna, Zanichelli. 1924, p. 8. BiblotecaGino Bianco

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