Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Lezioni di Harvard: L'Italia dal 1919 al 1929 positi? Se ci si dà a giudicare l'opera degli uomini politici dell'Italia· prefa• scista assumendo come unità di misura un perfetto ideale - secondo il me• todo dei riformatori politici - non vi è uomo politico che non meriti l'in– ferno. Ma se si accetta il metodo dello storico, che è quello di confrontare il punto di partenza, che per l'Italia è il 1871, col punto di arrivo, che è la prima guerra mondiale, e la povertà italiana di risorse con la ricchezza delle altre nazioni, non si può non concludere che nessun paese europeo in tanto breve tempo aveva percorso cos1 lungo cammino. Nel 1920, uno studioso italiano di statistica ridusse in numeri indice il movimento economico in Italia, Austria, Francia, Germania e Inghilterra, dal 1886-1890 al 1906-1910, prendendo come termine di confronto il periodo 1901-1905, che indicò col numero 1000. Risultò che nel periodo 1886-1890, ri– spetto al numero indice 1000 del periodo 1901-1905, l'Italia era inferiore di 771 unità; la Francia 7rr; la Germania 615; la Gran Bretagna 776. Tali dati significano che, dato il punto di partenza, il progresso compiuto nei quindici anni dal 1886 al 1901, era stato maggiore in Inghilterra e in Italia. e minore in Germania, dove tuttavia, tra il 1871 e il 1885, vi era stato uno straordinario balzo in avanti. Nel quinquennio tra il 1906 e il 1910, il pro– gresso era rappresentato dai seguenti numeri indice: Italia 1296; Francia 1205; Germania rr92; Gran Bretagna 1055. In altre parole, il progresso mag– giore si era avuto in Italia. 8 Il risultato dello sviluppo economico, politico ed intellettuale di mezzo secolo può essere misurato da un semplice fatto. Nella guerra contro l'Austria del 1866, pochi anni dopo che l'Italia si era ridestata dall'avvilimento dei re• gimi assolutisti, una piccola schermaglia nella quale l'esercito italiano per• dette non piu di ottocento uomini, fu sufficiente a creare nei capi militari un tale stato di confusione e di scompiglio da rendere impossibile ogni ulteriore iniziativa. Durante la guerra mondiale, il popolo italiano ebbe oltre mezzo milione di caduti sul campo, un altro mezzo milione di invalidi, e un mi• lione di morti a causa di epidemie; non perciò si abbandonò il terreno, e nell'autunno del 1918 gli italiani poterono essere testimoni della disfatta del– l'esercito e dell'Impero austriaco. 8 G. MORTARA, Lezioni di statistica economica e demografica, Roma, Athenaeum, 1920, pp. 261-262. BiblotecaGino Bianco

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