Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Appendice C. Nuova luce sull'affare Matteotti pp. 73-96. Un giorno - racconta Dumini - Marinelli lo fece chiamare e gli disse fra l'altro che da informazioni fornite da Curzio Suckert e ben controllate, risultava che Mat– teotti era responsabile degli atti di violenza commessi contro fascisti in Francia, ultimo piu clamoroso dei quali la uccisione di Nicola Bonservizi, segretario del Fascio di Parigi; da ora in poi Matteotti doveva essere strettamente sorvegliato. Verso la metà del maggio 1924, Dumini domandò a Marinelli se per il servizio di sorveglianza su Matteotti non era il caso che lui si giovasse di alcuni arditi milanesi: Malacria, Poveromo, Viola, Panseri, Volpi. Era stato incaricato di una sorveglianza saltuaria un certo Thiershald (correggi Thierschwald). Dalla istruttoria risulta, come ho detto, che Thierschwald fu rilasciato dal carcere di Napoli in seguito a una lettera di Marinelli, e, venuto a Roma, ricevette da Dumini l'or– dine di sorvegliare Matteotti. Quanto agli arditi milanesi, dalla stessa istruttoria risultò che Marinelli era andato a ingaggiarli a Milano per la bisogna. Gli arditi milanesi erano tutti presi dalla bisogna di sorvegliare Matteotti. Non era mansione né complicata né misteriosa. Una sera uno di essi in un locale da ballo fu fer– mato dalla polizia, che gli trovò addosso una pistola; aveva la sua regolare tessera della milizia, che gli dava facoltà di andare armato soltanto in servizio. Ma il giorno dopo Dumini presentò alla questura centrale cinque domande di porto d'armi per tutti i suoi compagni (e cos{ la faccenda della pistola senza porto d'armi si accomodò alla buona). Ai primi di giugno, Marinelli convocò tutti a casa sua, e ordinò loro di procurargli " a qua– lunque costo " la prova " decisiva " che Matteotti e il suo partito erano responsabili per l'uccisione di Bonservizi (ai primi di giugno Marinelli non era ancora andato a Mi– lano a reclutare i compagni di Dumini). Dumi~i domandò come avrebbero potuto procurarsi quella prova. E Marinelli: "Biso– gna far parlare il Matteotti stesso. Quando egli fosse nelle nostre mani, troveremmo bene il modo di indurlo a darci le prove che ci mancano." A Dumini "la faccenda non pia– ceva." Ma Marinelli premeva in particolare su Volpi e Malacria per "accelerare i tempi." In -quei giorni Dumini noleggiò una grossa macchina a sette posti, con la garanzia di Filippelli. (L'istruttoria accertò che Dumini non noleggiò niente, ma si fece prestare la macchina da Filippelli.) L'autovettura serviva a portare a zonzo i suoi compagni, e cosi distrarli dal compito a loro assegnato da Marinelli. "Quel fatale martedi IO giugno" la compagnia andò a far bisboccia fuori porta San Pancrazio. Tornarono in città che saranno state le quattordici. Dumini stava al volante. Voleva condurre all'albergo in Piazza Colonna i suoi compagni. Ma non era pratico di Roma, e andò a finire in Piazza del Popolo e sul Lungotevere Mellini. Ma dall'interno gli si dice di tornare indietro e fermarsi alla farmacia di Piazza del Popolo, perché Viola si sente male per un'ulcera al ventre ed ha bisogno di aiuto. " Si può dire che il destino di una nazione e di un regime è dipeso, quel giorno, dal mal di stomaco di un onesto cittadino. " Non aveva percorso piu di cento metri, e gli dissero di dentro: "Ferma, ferma." Lui bloccò di colpo. "Ecco Matteotti, qualcuno sussurrò al mio orecchio. " "I miei compagni, meno il Viola, si precipitarono a tetra. Io ero rimasto al mio po– sto... Viola e Poveromo restarono presso la macchina ... Volpi e Malacria avevano attra– versato di corsa la strada, e tenevano Matteotti per le braccia. Non vidi chi lo colpi al basso ventre, ma vidi Matteotti piegarsi in due. Continuò tuttavia a difendersi e a resistere ... Quando i miei compagni vennero verso la macchina, con Matteotti, in parte trascinandolo e in parte sollevandolo di peso, non ero ancora uscito da quella specie di intontimento che mi aveva colpito fin dal primo istante... Quando sentii chiudere gli sportelli ed una voce apostrofarmi: 'Che cosa aspetti, stupido, a premere? ' fui richiamato alla realtà ... Ingranai b seconda, la terza e la quarta ... Nella macchina, intanto, tutto era sconvolgimento e con– fusione ... Quando mi sentii gridare: 'Ferma, ferma ... ' Non so chi fu a dirmi che Mat– teotti stava male. Scesi ed aprii lo sportello. Il deputato socialista giaceva riverso sul sedile posteriore e buttava sangue dalla bocca... Il poveretto ormai non dava piu segni di vita. Forse- fu Malacria che disse: 'Non c'è piu niente da fare. È morto ... ' Matteotti era morto di uno sbocco di sangue ... Soltanto molti mesi dopo venni a sapere che il deputato 2 97 •blotecaGino Bianco

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