Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Appendice C. Nuova luce sull'affare Matteotti ra uccidiamolo adesso, cosi ci risparmieremo un secondo discorso di oppo• sizione." Alla fine di quel lungo racconto, Rossi dichiarò che della scomparsa di Matteotti non sapeva niente. E continuò in questa negazione per tutti gli in• terrogatori successivi. In uno degli ultimi interrogatori domandò che fossero tolti dagli atti i fogli contenenti la sua prima deposizione che era durata cin– que ore. Il giudice gli rispose che poteva ritrattare quel che voleva; ma gli atti non potevano essere distr~tti. In un momento, in cui le sue parole non erano messe a verbale, disse: "Il buon generale riserva i migliori colpi per il mo– mento decisivo della battaglia. Quando saremo al giudizio in Corte di assise, dal mio banco di imputato dirò tutto quanto ha fatto e quello che intendeva ancora fare di delittuoso Benito Mussolini. " Perché non parlava ora? Del Giudice non si pose questa domanda. Si limita a dire che Rossi " rese un segnalato favore alla giustizia, " e ritiene che Rossi era sinceramente pentito di essersi associato alla triade Mussolini-De Bono-Marinelli, e non aveva avuto parte nell'affare Matteotti. Sarà. Ma, se era innocente in quell'affare, perché rifiutò sempre ostinatamente di vuotare il sacco fino al processo pubblico? Non è piu ragionevole pensare che aveva il piano di bbbligare Mussolini ad evitare il processo pubblico con la minaccia di riconoscere se stesso colpevole ma nello stesso'tempo chiamare come correo il prinçipale? A questo proposito merita di essere ricordato il mio incontro con Cesare Rossi, nell'estate del 1927 a Parigi. Giuseppe Donati mi disse che Cesare Rossi desiderava convincermi della sua innocenza. Io preparavo il mio Fascist Dictatorship in ltaly, e non potevo rifiutare quella testimonianza. Avemmo un lungo colloquio. Alla fine gli dissi che sarebbe stato bene che lui mettesse ogni cosa per iscritto; io avrei esaminato con cura la sua testimonianza, e avrei interpolato in essa i miei dubbi e le richieste di chiarimenti; lui avrebbe allora rifatto il testo; e solamente in base a questa ultiID:ae definitiva versione io avrei tirato le mie conclusioni. Il risultato fu un memoriale di Rossi, che io conservo e che spero di pubblicare, se avrò il tempo di rifare per l'Italia il lavoro del 1928. Ma posso senz'altro dire che quel memoriale non mi con– vinse che Rossi fosse stato estraneo al delitto Matteotti. Nel libro inglese e nel libro francese non mi sentii in diritto di condannarlo, -ma non mi sentii in diritto neanche di assolverlo. Scrissi che non potevo decidere. Oggi, leggendo quel che egli disse a Del Giudice, "il buon generale riserva i migliori colpi per il momento decisivo della battaglia, " mi domando come avrebbe potuto sferrare quei migliori colpi altro che rive_landola parte avuta da lui e da Mus– ?-:olininell'assassinio di Matteotti. A questa domanda sono condotto da un particolare che incontro nella Cronistoria di Del Giudice, e che mi era prima ignoto. Del Giudice racconta che lui e_Tancredi, informati che nel pomeriggio del 10 giugno Cesare Rossi e Carlo Bazzi, direttore di un quotidiano fascista, erano· stati visti a Frascati in uno dei piu eleganti ristoranti in compagnia di due "donzelle emanci- Bibloteca Gino 1;3ianco

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