Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Appendice B. Il memoriale Finzi La loro fonte di informazione non poteva essere altro che Pinzi. 23 b) La sezione b) del memoriale Pinzi, secondo Schiff-Giorgini e Sil– vestri, accusava Mussolini di avere ordinato tutte le azioni di violenza che avevano provocato nei due anni precedenti i maggiori scandali. Cesare Rossi, nel suo memoriale del 15 giugno 1924, e in quello dell'u febbraio 1925, porta la stessa accusa. 24 Il lettore troverà nel capitolo IV, para– grafo 5, di questo libro, i documenti che contengono le affermazioni di Pinzi e di Rossi, e il contenuto di questa parte del memoriale Pinzi. e) La sezione c) del memoriale· Pinzi, secondo Silvestri e Schiff-Gior– gini, affermava che Mussolini dette ordine che Matteotti fosse tolto di mezzo. Secondo Silvestri, l'ordine fu dato tra il 3 e il 7 giugno 1924; secondo Schiff– Giorgini, l'ordine fu dato "durante l'ultima seduta della Camera" (7 giu– gno). Nel capitolo V, paragrafo· 2 e 3, di questo libro, il lettore troverà le prove che quella parte del memoriale non può essere stata inventata da Schiff-Giorgini, Silvestri ed Emanuel. De Bono, e lo stesso Pinzi, hanno am– messo che Rossi e Marinelli avevano ambedue attribuito l'ordine a Mussolini. d) Infine, Carlo Silvestri rifed ai giudici che Pinzi ebbe a dire di come Cesare Rossi cercasse di impedire l'arresto di Dumini, per timore che questi rivelasse la responsabilità di Mussolini.21 1 Questa discussione tra Cesare Rossi, Marinelli, De Bono e Pinzi, a proposito dell'arresto di Dumini, è confer• mata da De Bono, Rossi e Pinzi. Abbiamo già riprodotto la testimonianza di De Bono e di Pinzi. 26 Ecco il resoconto di tale incontro secondo Rossi: In quel colloquio io e Marinelli: 1) Abbiamo rievocato tutte le responsabilità presidenziali, conseguentemente quelle di tutti noi, dirigenti o governanti, in materia di illegalismi; 23 Nel discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini dichiarò: "Si è detto che io avrei fondato una Ceka. Dove? Quando? In qual modo? Nessuno potrebbe dirlo! ( ... ) La Ceka italiana non è mai esistita. (... ) Se io avessi fondato una Ceka, l'avrei fondata seguendo i criteri che ho sempre posto a presidio di quella violenza che non può essere espulsa dalla storia. Ho sempre detto, e qui lo ricordano coloro che mi hanno seguito in questi cinque anni di dura battaglia, che la violenza, per essere risolutiva, deve essere chirurgica, intelligente, cavalleresca. Ora i gesti di questa sedicente Ceka sono stati sempre inintelligenti, incomposti, stupidi. " Se tutti i delinquenti potessero venir assolti per il fatto che i lord delitti furono inintelligenti e incom• posti, sarebbero molto pochi quelli condannati! Il propagandista del governo fascista in In- 1. ghilterra (The Fascist Experiment, p. 84) scrive che non è mai esistita" la minima prova dell'esi– stenza della Ceka. " In una lettera pubblicata nella " Review of Reviews, " marzo-aprile 1926, era stato piu prudente dicendo che " la sezione di accusa provò la non esistenza della famosa 1 Ceka, il comitato segreto ,fascista che si diceva avesse organizzato molte azioni criminali, e di cui parlava abbondantemente la stampa di _opposizione. ;, Considerati i metodi con cui venn_e condotto l'affare Matteotti, anche se la sezione di accusa si fosse pronunciata contro l'esi– stenza della Ceka, tale giudizio non avrebbe nessun peso morale. Ma i fatti sono questi: 1) Il procuratore generale Santoro negò l'esistenza della Ceka; 2) La Commissione senatoriale d'in• chiesta non fece nessuna dichiarazione esplicita in proposito, limitandosi a dire che De Bono non aveva. appartènuto a nessun genere di Ceka; 3) Il pubblico ministero della sezione di accusa di Roma (cognato di Farinacci) nella sua requisitoria menti affermando che la Com– missione senatoriale d'inchiesta aveva negato l'esistenza della Ceka; 4) A Roma la sezione di accusa non si pronunciò affatto in merito all'esistenza della Ceka. 24 Vedi sopra, pp. 185-186, e Appendice A. 23 Silvestri disse che la discussione ebbe luogo a Montecitorio, nel pomeriggio, e non la notte al ministero degli Interni. Si tratta senza dubbio di un errore di memoria in cui cadde scrivendo gli appunti alcune ore dopo la conversazione. Chi ha qualche esperienza nella· valu– tazione di elementi di prova sa quanto siano frequenti errori di questo genere, apche trattan– dosi di testimoni molto intelligenti e coscienziosi. 211 Vedi c. V, par. 2. Bibloteca Gino Bianco

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