Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Da quel momento, dice Schiff-Giorgini, ebbi l'impressione che il Finzi si sia pentito di aver compiuto quel passo verso i capi delle opposizioni, comunicando loro a mio mezzo e del Silvestri il contenuto della sua lettera-testamento. Ebbi l'impressione di un uomo assolutamente terrorizzato: pretendeva che io smentissi ad Amendola e Albertini di aver compiuto quel passo dietro suo invito, parlava di fuga nel Polesine e di organizzazione armata dei suoi fidi; quel " ci siamo intesi " aveva gettato lo scompiglio nella sua mente. La stessa sera, 7 verso le ore I 8, Schiff-Giorgini torna a casa Finzi; gli andò ad aprire il fratello Gino, il quale senza togliere il catenaccio, insieme con l'on. Aldo Finzi frattanto sopraggiunto, concitatamente dissero che entrambi correvano grave pericolo di vita e che perciò egli dovesse allontanarsi immediatamente e non cercare piu di avere contatti con !'on. Finzi. 8 Pochi giorni piu tardi, non appena i giornali cominciarono a parlare di un memoriale Finzi, questi, nella sua deposizione del 4 luglio 1924, negò di avere steso o portato a conoscenza di chicchessia "un presunto memoriale che dovrebbe contenere delle rivelazioni intorno a fatti che abbiano attinenza col delitto Matteotti." Ma il 2 e il 24 ottobre 1924, comparvero due testimoni che confermarono l'esistenza di quel documento. Essi erano i giornalisti Fran– cesco Maratea e Gildo Cioli, i quali dissero che Finzi li invitò a casa sua la notte del 15 giugno e comunicò loro gli stessi fatti che aveva reso noti a Schiff~ Giorgini, Silvestri ed Emanuel. 9 Maratea disse: (Finzi) chiamò in disparte in una carnera attigua il comm. Cioli (...). Una volta in strada il Cioli mi disse che il Finzi gli aveva mostrato alcune lettere dirette a persone fami– liari in cui si diceva che ove lui fosse stato soppresso, come temeva, si fossero recati dall'au– torità giudiziaria per attestare che nessuna responsabilità egli aveva nella soppressione del– l'on. Matteotti. L'altro testimone, Cioli, ammise che Finzi lo aveva chiamato in disparte per fargli leggere una lettera indirizzata al fratello Gino. Successivamente, davanti alla Commissione senatoriale di inchiesta, due altri testimoni, il senatore fascista Morello e il deputato fascista Grandi, am– bedue chiamati dallo stesso Finzi, confermarono la deposizione di Schiff– Giorgini e di Silvestri, per quanto riguardava l'esistenza del memoriale e le ragioni che Finzi aveva per scriverlo. 10 Anche il generale Piccio, un altro dei testimoni chiamati da Finzi, pur negando di aver letto il documento non negò la sua esistenza, e aggiunse che "l'on. Finzi gli parve senza ragione preoccupato soltanto della possibilità della sua soppressione. " 11 Il 15 novembre 1924, davanti al giudice istruttore, lo stesso Finzi dovette ammettere di avere scritto "una breve lettera" al fratello, dandogli "precise indicazioni su quanto avrebbe dovuto comunicare all'autorità giudiziaria (...) qualora fosse stata usata violenza alla sua persona." Anche davanti alla Com- 1 " La stessa sera " deve significare alcune sere dopo quel lunedi notte in cui avvenne il colloquio tra Mussolini e Finzi. Silvestri dà come data del cambiamento decisivo nell'atteg– giamento di Finzi il pomeriggio di giovedi, 19 giugno. 8 Requisitoria Santoro, e deposizioni Silvestri, 30 settembre 1924, ed Emanuel, 2 otto- bre 1924. 9 Vedi sopra, p. 229. 2 74 10 Vedi sopra, p. 230. 11 Requisitoria Santoro. BiblotecaGino Bianco

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