Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia tato al Parlamento, fu testimone a favore dello stesso Volpi, imputato nel processo per l'omicidio dell'operaio socialista lnversetti. Intendiamoci, depo– sizione non sul fatto specifico 1na sui meriti e sulle qualità dell'imputato (con– trollare cronaca giudiziaria di Milano dell'anno 1921 o primi del 1922). 30 35. L'iniziato favoreggiamento z·n occasione del delitto Matteotti da parte del presi.dente ed il suo vario contegno. Il contegno del presidente di fronte al delitto Matteotti si può dividere in vari tempi: 1) La sera di mercoledI II giugno l'on. Mussolini, reduce da Monteci– torio dove aveva cominciato a circolare la voce della scomparsa dell'on. Mat• teotti da casa, con tono sarcastico esclamò: "I pussisti sono inquieti perché non trovano Matteotti, e sarà andato a ... " e qui un'espressione eccessivamente boccaccesca. Era presente il comm. Lo Jacono, che in quei giorni sostituiva il barone Russo. Comincio a pensare, riflettendo al tono di quelle parole che il presidente sapesse già per lo meno della cattura del deputato unitario, in con• siderazione che poi seppi come qualche amico del presidente abbia visto pri– ma e dopo la cattura Dumini in giro con l'automobile sequestrata. 2) Il giorno dopo, giovedI, il presidente di fronte alla emozione che pren– deva gli ambienti parlamentari era piu inquieto. Fu allora che rimasto solo, dopo che se ne erano andati gli on.li Rocco e Giunta, gli dissi che indubbia– mente la cattura era opera di gente nostra e che poteva ben capire a chi allu– devo. È bene si sappia che io fino da allora accennai alla rottura dei miei rapporti, alla mancanza di contatti con Dumini ed alla conseguente mia asso– luta irresponsabilità nella faccenda. Al che Mussolini interruppe: "Sfido io, sei troppo intelligente per potere compromettere con gesti del genere la situa– zione politic~ dopo il mio discorso di sabato. " Mi accennò poi alle difficoltà del salvataggio dei colpevoli, di cui nel mio interrogatorio del 23 giugno. 31 3) VenerdI, di fronte alle denunce di Giunta e Balbo contro Dumini, fatte allo scopo di colpire me e non proprio perché detti onorevoli fossero turbati per il delitto in sé, ed alle sobillazioni di De Bono, determinate dalle stesse ragioni di cui sopra, Mussolini pensò di poter salvare la situazione but– tandomi a mare, e facendo ricadere di conseguenza tutte le responsabilità del- 1'ambiente in cui era sorto il delitto su di me. 4) Sabato, ottenuto il mio dimissionamento da capo ufficio stampa della presidenza e da membro del direttorio, di fronte alla preveduta e prevedibile campagna della stampa, grazie all'abbandono del governo, perfezionò il suo fraterno piano arrivando addirittura ad ordinare il mio arresto. È questo il provvedimento che il presidente indubbiamente impugnerà per svalutare le mie accuse. " Avevo cosI poco da temere da Rossi e sono cosI puro da ogni responsabilità che l'ho fatto arrestare sabato, quattro giorni prima che l'auto– rità giudiziaria pensasse a questo provvedimento." Cos1 egli dirà. so Vedi sopra, pp. 209-21 o. 31 Vedi sopra, p. 21 9. BiblotecaGino Bianco

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