Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

Appendice A. Memoriale Rossi dell'11 febbraio 1925 27. Le minacce al senatore Albertini. Oltre quella di cui nel primo inter– rogatorio (" voglio vedere rotolare qualche cranio lucido in Piazza Colon– na") 28 ricordo un'altra frase minacciosa all'indirizzo del sen. Albertini. Aven– do questi in un articolo del Corrz·eredella Sera scritto - a proposito della politica di intimidazione del governo - che piuttosto di scrivere contro co– scienza egli preferiva spezzare·la penna, l'on. Mussolini mi informò di aver– _gli fatto sapere che prima lui sarebbe riuscito "a fargli spezzare la schiena." 28. Compificimento presidenziale per la distruzione· della tipografia Zer– boni a Milano. Nell'autunno del 1923, alcuni gruppi fascisti milanesi invasero e distrussero gran parte della tipografia Zerboni, colpevole di stampare su circa 25 pubblicazioni settimanali varie due giornali socialisti, previo, si capisce, regolare consenso della prefettura. Io molto mi indignai per questa ingiusti– ficata violenza esercitata contro un onesto produttore estraneo ai partiti, e che anzi nel 1919 respinse i veti della federazione del libro di stampare Il Fascio e L'Ardito. Mi adoperai anche presso il comm. Borletti, l'on. Bonni, l'on. Ro– sboch, il defunto avv. Sarfatti, presidente della Cassa di risparmio delle pro– vincie lombarde, la prefettura di Milano, l'alto commissario delle ferrovie, on. Torre, perché l'industriale Zerboni, cosi duramente colpito, fosse almeno com– pensato deì danni con ordinazioni di lavori. Lo stesso on. Mussolini, dietro' mie pressioni, chiamò il provveditore generale dello stato, comm. Bartolini, pregandolo di procurare del lavoro a detto Zerboni. In quei giorni io provocai, oltre una inthiesta del Fascio e della federazione milanese, un voto di deplo– razione del direttorio nazionale. Però il giorno dopo l'on. Mussolini mi disse che io "mi commuovevo troppo," e che a parte l'equivoco - dato che Zerboni era un amico piuttosto che un avversario - la invasione giungeva a proposito, perché sarebbe servita a mettere sull'avviso i tipografi che fossero disposti a stampare per gli avver– sari nella imminente lotta elettorale. 29. Se le cose vanno male il 7 aprile farò votare i 200 mila moschetti della milizia. Nei frequenti scambi di pronostici sulla lotta elettorale del 6 aprile, l'on. Mussolini ripetutamente cosi si esprimeva in contraddittorio con •.me {poiché io escludevo per ragioni psicologiche tale possibilità): "Se le cose vanno male domenica, meglio cosi; io sbuzzerò il rospo e lunedi farò votare 1 tutti di un colpo i 200 mila moschetti della milizia." 28 Interrogatorio del 2~ giugno: "È bene si sappia che io bo sempre cercato di dominare i nervi del presidente del Consiglio nei riguardi personali del senatore Albertini. Con Lusi– gnoli prima e con Babiani fino alle elezioni (quest'ultimo direttore amministrativo del "Cor– riere della Sera") ho continuato a svolgere tutte le pratiche perché non fosse punzecchiato il sen. Albertini, al fine di avere l'assenso di questo grande quotidiano. Non vi sono riuscito per la cocciutagirine del sen. Albertini da una parte, e per l'atteggiamento del "Popolo d'Italia" dall'altra, che metteva insieme il sen. Albertini con i comunisti. Tale cocciutaggine del· sen. Alhertini dipendeva da due fatti precisi: dalle continue minacce che Mussolini faceva ver– balmente al suo indirizzo dicendo talvolta: ' voglio veder rotolare un cranio lucido senato– riale in Piazza Colonna, ' e dalla compilazione di un comunicato • Volta ' stilato di pugno · del presidente del Consiglio, in cui si confondevano Turati, Albertini, e Malatesta. Al ' Cor– riere della Sera• capirono a volo che l'autore della nota era Mu'ssolini, dato lb stile facil– mente riconoscibile. " Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=