Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia rassicurarsi sulla organizzazione della dimostrazione, che poi avvenne il mar– tedi 3, come le cronache ricordano. 15 Poiché in quell'occasione, da parte di qualche giornale, si alluse alla mia presenza in Piazza Montecitorio, presenza atta ad eccitare particolari violenze, mi preme far sapere quanto segue: avendo appreso che l'on. Amendola era stato seguito oltre Piazza Colonna da un forte numero di dimostranti, saltai nella mia automobile (ossia in quella concessami per il mio ufficio dallo stato) insieme all'on. Rotigliano 16 indirizzandomi verso porta Pinciana, nei cui pa– raggi abita l'on. Amendola, appunto per impedire contro di lui eventuali vio– lenze. Piu tardi seppi che l'on. Amendola era rimasto nel centro di Roma. 17. Il malcontento del presidente per la passività e l'i.ndulgenza dei depu– tati fascisti durante l'incidente del 30 maggio. La sera in cui avvenne l'inci– dente Giunta-Bencivenga, avendo il Mondo nella sua cronaca parlamentare riprodotto il fatto con espressioni iperboliche - tali da fare risultare che il pugilato si era risolto con un netto successo per i deputati dell'opposizione scesi nell'emiciclo ad affrontare i fascisti - il presidente espresse ripetuta– mente con me la sua irritazione. Egli avrebbe voluto che i deputati fascisti, delineatosi l'attacco, reagissero compatti schiacciando fulmineamente le vel– leità d'ulteriore energia fisica degli avversari. "Invece -· diceva - ho visto quasi tutti, salvo Bastianini e pochi altri, affaccendati sui banchi dell'estrema a far da pacieri; cosi la giornata ha segnato uno scacco per noi. Alla prima occasione bisognerà riprendere la rivincita. " Ho ricordato anche questo epi– sodio perché si è detto che io durante la seduta e negli intervalli eccitavo i deputati fascisti ad un atteggiamento di violenza. r8. L'ù1.citamento a portare sul terreno gli on.li Giunta e Bencivenga. Nell'ultimo interrogatorio subito dalle S.S.L.L., alludendo al mio incarico di padrino dell'on. Giunta nella vertenza con l'on. Bencivenga, ebbi da un moto del comm. Tancredi ed anche dal tono delle sue parole l'impressione che si pensasse che in quell'occasione io avessi cercato di acuire lo stato della ver– tenza. Ignoro le ragioni ed il modo della sua diversa soluzione, ma sono ben certo di avere agito secondo le esigenze politiche connesse alla vertenza stessa. Sta di fatto però che il presidente per suo conto, indipendentemente dal mio uguale parere, mi incitò piu volte in quei giorni a trascinare a qualunque costo sul terreno e a gravi condizioni l'on. Bencivenga, che appunto aveva fatto il rodomonte alla Camera. La sera in cui ebbe luogo all'Excelsior il ban– chetto in onore dei delegati al congresso dell'emigrazione, il presidente, appena entrai nel salone reduce appunto dalla prima riunione con i padrini, mi chia– mò e con voce nervosa mi chiese quando e a quali condizioni avrebbe avuto luogo il duello, aggiungendo che era ora di finirla con i lunghi preliminari e con i duelli burletta. Io lo assicurai che poteva star tranquillo perché, in per- 15 Vedi sopra, pp. 108, 1 56. 16 Deputato fascista. BiblotecaGino Bianco

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