Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia Milano per iniziativa dei mutilati e dei combattenti il 4 novembre 1923, aven– do saputo dal Piccolo del giorno precedente che la sezione unitaria avrebbe partecipato alla cerimonia, l'on. Mussolini mi dette telefonicamente ordine di far sabotare dai fascisti questo intollerabile intervento. Cosa che feci parlando sempre per telefono a Giampaoli o a Maggi, o ad entrambi. Il 5 novembre, dopo che l'ordine era stato eseguito, Mussolini si lagnò con me perché l'on. Treves "non era finito all'ospedale." Qui è proprio superfluo aggiungere che io fui entusiasticamente d'ac– cordo con il presidente. Infatti, mentre si poteva ammettere che all'ombra dei vessilli del sacrificio e della gloria si accodassero uomini come l'on. Rigola, l'on. Gonzales, l'avv. Levi - i quali durante la guerra tennero un contegno passivo ma corretto - all'on. Claudio Treves, che indubbiamente contribui con la sua frase sciagurata 11 al crollo di Caporetto, e che dopo l'armistizio si rese colpevole di altri tristi frasi contro l'epopea che ha dato una storia all'Ita- · lia, sarebbe stato colpevole concedere un tale diritto. Si consideri che l'on. Treves, e con lui tutto il grosso del socialismo italiano - ora atteggiantesi a rivendicatore dei combattenti - si è sempre ben guardato di fare dichiara– zioni esplicite tali da rinnegare la sua precedente opera di lavoratore dello straniero. 12. Deplorazioni per una mancata bastonatura all'ing. Rossetti. Nella primavera del 1923 ebbe luogo a Rapallo, mi pare - certo nella Riviera di Levante - una cerimonia fascista con l'intervento di S. E. De Vecchi. Vi par– tecipò come curioso anche l'ing. Rossetti, medaglia d'oro; da tempo opposi– tore aspro del fascismo, costui ritenne opportuno di provocare per quanto in– disturbato la maggioranza dei presenti lanciando il grido: "Viva l'Italia libe– ra! Abbasso il fascismo! " Mussolini all'indomani deplorò la longanimità dei fascisti di quella zona, e si meravigliò che l'on. De Vecchi lasciasse passare senza una pronta punizione quella provocazione. Egli osservò: "L'ing. Ros– setti, medaglia d'oro o no, era andato per provocare. Dunque, senza tanti scru– poli, doveva essere accoppato sul posto. " Anche questo episodio dimostra la causa fondamentale della tragedia in cui si dibatte il regime: la difficoltà di distinguere le funzioni ufficiali di pre– sidente del Consiglio da quelle di capo di un partito di passionali. 13. Altra deplorazione per i'/ mancato accoppamento deglz' on.li Maffe e Matteotti. Sempre a proposito di accoppamento degli avversari, frase abituale nel linguaggio iroso del presidente, ricordo anche che egli, in seguito a certe infelici dichiarazioni fatte in Svizzera dall'on. Maffi 12 e riprodotte su gior– nali italiani, ebbe a lamentarsi che detto onorevole era stato fatto proseguire indisturbato al di qua della fr~ntiera. "Quello era un uomo da accoppare al 11 In un discorso alla Camera nell'ottobre 191 7, Treves aveva detto: " Il prossimo in– verno non pit'.t in trincea. " 12 Deputato comunista. BiblotecaGinoBianco

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