Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo I

La dittatura fascista in Italia elemento portato da De Bono mostra semplicemente che Rossi era al corrente del desi– derio di Mussolini, non che lo condivideva. e) Nei giorni seguenti al delitto, Finzi affermò che Mussolini " aveva ordinato ai capi della Ceka (Rossi e Marinelli) di far scomparire clandestinamente ma definitivamente i capi piu in vista dell'opposizione, cominciando dall'on. Matteotti" 2 ; e nella sua deposi– zione del 18 novembre 1924, rivelò che nel colloquio avvenuto la notte del 12 giugno (1) Marinelli affermò che dieci giorni prima del delitto, Mussolini in presenza sua e di Rossi ebbe uno scoppio d'ira contro i leaders dell'opposizione; (2) Rossi affermò che alcuni giorni dopo Mussolini ebbe ancora a manifestare la sua collera contro Matteotti; (3) Mari– nelli affermò che in queste manifestazioni lui e Rossi ravvisarono " la decisa volontà " del presidente che a Matteotti dovesse essere resa difficile l'esistenza (vedi p. 214). Que– sta deposizione, se mostra che Marinelli e Rossi attribuirono a Mussolini "la decisa vo– lontà, " non prova che Rossi abbia avuto parte, come Marinelli, nella sua esecuzione. La ,_ responsabilità di Marinelli si basa non sulla deposizione di Finzi, ma su altri elementi di prova. /) Durante la inchiesta preliminare, Rossi accusò il solo Mussolini, e soltanto di aver creata e mantenuta viva l'atmosfera di delitto senza la quale l'assassinio di Matteotti non sarebbe stato possibile; ed egli provò tale accusa con uno spietato cumulo di afferma– zioni concrete e molto sostanziose, che raccolse poi nel suo memoriale dell'11 febbraio 1925 (Appendice A). D'altra parte egli mantenne un ostinato silenzio su quanto sapeva del delitto, astenendosi quindi da ogni accusa precisa su questo punto, non solo contro Musso– lini, ma anche contro Dumini e Marinelli, la cui colpevolezza almeno dopo il delitto gli era indubbiamente nota. Tale tattica fa sorgere il sospetto che Rossi abbia veramente avuto parte nel delitto, ma, siccome voleva apparire innocente, non poteva accusare i suoi com– plici senza rivelare la sua propria colpa; egli perciò pretendeva di non saper niente della loro colpevolezza, concentrava i suoi attacchi sul solo Mussolini, limitandoli però ad azioni che non erano in nessun modo connesse con l'assassinio. Egli obbligava cosf Mussolini a togliere dai pasticci tutti gli imputati, per evitare un pubblico processo in cui lo stesso Mussolini poteva essere compromesso da ulteriori rivelazioni. Ma Rossi ci dà un'altra spie– gazione: egli era innocente, e apprese i particolari del delitto solo dopo che era stato commesso; durante l'istruttoria non osò rivelare quanto sapeva della colpevolezza di Ma– rinelli e Dumini, per timore che questi si vendicassero su di lui dichiarandolo falsamente loro complice, o peggio accordandosi per rigettare su di lui tutta la responsabilità, ciò che sarebbe convenuto ai piani di Mussolini. Questa spiegazione di Rossi non è convincente. Uno che fosse stato del tutto innocente avrebbe detto almeno una volta tutto ciò che sapeva ai giudici. Essendo a conoscenza del desiderio di Mussolini, Rossi lo disapprovò esplicitamente? Evitò Rossi di esprimere qualsiasi opinione lasciando la responsabilità sulle spalle di Marinelli? Avallò esplicitamente 1 'ordine? Seppe niente dei preparativi del delitto? Ebbe effettivamente parte in essi? Queste sono domande alle quali non siamo in grado di rispondere. Nota B alla pagina 223. Bonservizi, segretario del Fascio di Parigi, fu ucciso il 26 marzo 1924 dall'anarchico Bonomini. Alle 15,40 del 23 febbraio 1924, un funzionario della polizia italiana, Sabatini, inviò da Parigi un rapporto telegrafico, n. 230, al direttore gene– rale di polizia, in cui diceva: " Il nostro agente segreto, che nell'ultimo mese era in contatto con Bonomini, comu– nicò che quando chiese a Bonomini perché non fosse iscritto al gruppo anarchico, Bono– mini rispose che egli non voleva limiti alla sua libertà di azione. " 3 2 Vedi Appendice B, Il memoriale Pinzi. 3 Il facsimile del documento, appartenente alla collezione Fascialo, venne riprodotto nel giornale antifascista " Il Dovere, " Parigi, 22 maggio 1927 (cit. trad. ). BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=